E’ un vero problema la sovrappopolazione? E’ veramente necessario ridurre la popolazione mondiale, come si sente dire oggi? Secondo i Veda e Srila Prabhupada, non è così. Sentiamo cosa ci dice Chaitanya Chandra Prabhu.
Decenni fa si parlava molto di sovrappopolazione. L’idea era che la crescita demografica avrebbe aumentato l’utilizzo delle risorse naturali e portato il mondo al collasso. Questo ha generato molti programmi in tutto il mondo per la riduzione dei tassi di natalità, alcuni dei quali hanno portato dei risultati catastrofici, come in Cina, per esempio.
Questa idea era particolarmente sentita durante gli anni ’70 e, come in altre situazioni, Srila Prabhupada prese posizione in modo deciso contro di essa. Ad esempio, nello SB 9.20.21, scrisse:
Alla piccola formica viene dato un granello di zucchero e all’elefante viene dato un sacco di cibo, ma tutti sono in grado di nutrirsi. Non si tratta quindi di sovrappopolazione. Poiché il padre, Krishna, ha ogni opulenza, non c’è scarsità. E siccome non c’è scarsità, la propaganda della sovrappopolazione è solo un mito.
Qui, la sua idea è che il pianeta possa produrre qualsiasi quantità di cereali e sostenere qualsiasi numero di esseri umani, purché le persone siano Coscienti di Krishna. Afferma che ci sono 8.400.000 specie di esseri viventi in questo Universo e che tutti si nutrono per la misericordia di Krishna, dagli elefanti alle formiche. Allo stesso modo, ogni essere umano ha la sua quota e il pianeta produce sempre abbastanza cibo per sfamare tutti, purché gli esseri umani svolgano i loro doveri e conducano uno stile di vita semplice e naturale.
L’idea è che quando le persone diventano religiose, il pianeta produce più cibo e altre risorse, e quindi una popolazione più numerosa può essere sostentata. Nello Srimad Bhagavatam, ad esempio, troviamo la storia del re Vena. Poiché il re era così peccaminoso da interrompere tutte le attività religiose, le persone divennero peccaminose e, di conseguenza, il pianeta smise di produrre cereali e la gente iniziò a morire di fame. Non appena il re Prithu salì al potere e ripristinò l’esecuzione delle attività religiose, la Terra tornò fertile e ci fu cibo a sufficienza per tutti.
In altre parole, il problema non è la sovrappopolazione, ma il fatto che le persone diventino peccaminose e conducano uno stile di vita artificiale. Questo porta le persone a voler consumare più del dovuto, con conseguente degrado ambientale. Ancora oggi, sul pianeta si produce cibo più che a sufficienza, ma c’è ancora fame perché non solo gran parte di esso viene utilizzato per nutrire il bestiame nei paesi ricchi per mantenere l’abitudine della gente a mangiare carne, ma molte persone mangiano molto più del necessario. Mangiare troppo non solo provoca problemi di salute, ma anche fame, poiché se uno mangia più del necessario, un altro deve soffrire la fame. A causa della legge del karma, i ruoli si invertono nell’aldilà, perpetuando il ciclo.
Dalle Scritture apprendiamo che quando le persone sono peccaminose il pianeta limita le riserve di cibo, mentre quando le persone diventano pie le riserve aumentano. Ciò significa che il clima diventa più favorevole, ci sono meno problemi di parassiti, la pioggia diventa più regolare e la terra più fertile, consentendo a chiunque possieda un modesto appezzamento di terra di provvedere alla propria famiglia con il proprio onesto lavoro.
Anche se sul pianeta la quantità di terreno adatto all’agricoltura meccanizzata è limitato, c’è molta terra disponibile che potrebbe essere utilizzata per coltivare cibo usando metodi naturali e manodopera animale. Ci sono circa 150 milioni di chilometri quadrati di terra arida sul pianeta, che potrebbero sfamare una popolazione molto più grande di quella di oggi.
Un altro modo per considerare la questione è esaminare il significato di “cosciente di Krishna”. Secondo alcune fonti, il nostro movimento ha più di un milione di membri. Ci sono molte persone che praticano la coscienza di Krishna, almeno in una certa misura. Ma anche se pratichiamo la coscienza di Krishna, la maggior parte di noi è ancora molto legata alla società dei consumi. Possiamo chiamarla con nomi diversi o usare scuse diverse, ma il fatto è che ne facciamo ancora parte. Critichiamo la società consumistica, ma non abbiamo ancora un modello migliore da offrire. Così come stanno le cose, anche se l’intera popolazione del mondo diventasse “cosciente di Krishna” allo stesso livello in cui lo siamo noi, non cambierebbe molto. Avremmo ancora una società consumistica che continuerebbe a inquinare e a esaurire le risorse naturali.
Se approfondiamo un po’ gli insegnamenti di Srila Prabhupada, scopriamo che spesso parla di una persona cosciente di Krishna come di qualcuno che non danneggia nessun altro essere vivente, perché comprende che tutti sono parte integrante di Krishna. Questo sembra essere un livello più profondo di coscienza di Krishna, più grande di quanto la maggior parte di noi la stia praticando al momento e si sposa bene con il concetto di sostenibilità.
Secondo questa definizione, una persona cosciente di Krishna non farà delle cose che arrecano danno agli altri. Questo significa che non inquinerà e non userà male le risorse naturali. Una persona cosciente di Krishna adotterà uno stile di vita naturale in armonia con la natura. Srila Prabhupada parlava spesso di “vita semplice e pensiero elevato”. Sembra che entrambe le idee siano fortemente collegate.
Se tutti nel mondo diventassero coscienti di Krishna a quel livello, allora è molto possibile che il mondo sarebbe in grado di sostenere una popolazione molte volte più grande di quella attuale, senza distruzione ambientale.
Di nuovo, il problema non è la sovrappopolazione, ma il fatto che le persone conducono uno stile di vita innaturale. Uno stile di vita così innaturale ha origine dal fatto che le persone non sono coscienti di Krishna (o seguono la coscienza di Krishna a un livello superficiale). Tuttavia, quando le persone giungono a un livello più profondo nella pratica della coscienza di Krishna, tendono ad avere uno stile di vita naturale e smettono di degradare l’ambiente. A questo punto, l’umanità smetterà di essere un peso per il pianeta e il concetto di sovrappopolazione diventerà irrilevante.
Come menziona Srila Prabhupada (SB 3.5.5):
Secondo i Veda, gli esperti di popolazione sbagliano nella loro ipotesi cruciale che la terra non possa soddisfare le esigenze di una popolazione numerosa. Se le persone sono coscienti di Dio, non c’è praticamente alcun limite alla popolazione che la terra può comodamente sostenere.
Se le persone vivono in campagna, coltivano il proprio cibo e costruiscono delle abitazioni e altri prodotti con materiali locali, senza molte attività industriali, possono vivere felici senza inquinamento. In effetti, gli esseri umani hanno vissuto in questo modo per milioni di anni prima dell’inizio della rivoluzione industriale. I Veda spiegano che nei precedenti yuga, il pianeta sosteneva una popolazione molto più grande di oggi senza esaurire le risorse naturali. Il problema non riguarda quindi tanto il numero di persone, ma il loro stile di vita.
Le risorse naturali non vengono esaurite da persone che vivono nelle campagne, ma da chi vive uno stile di vita consumistico nelle città, sostenuto dalla produzione industriale e dal trasporto di beni su grandi distanze. Le persone con una mentalità demoniaca spingono la gente ad avere uno stile di vita artificiale basato sullo sfruttamento delle risorse naturali, e poi le spingono a ridurre la popolazione, così che ci siano più risorse da sfruttare per loro. Quando qualcuno porta avanti l’idea di controllare il tasso di natalità per preservare le risorse naturali, quello che sta in realtà dicendo è che gli altri dovrebbero avere famiglie più piccole, così che ci siano più risorse naturali disponibili per lui per continuare il suo stile di vita di sfruttamento. Questo deriva dal desiderio di avere di più per sé e non dal desiderio di un bene comune. La realtà è che il problema non è la sovrappopolazione, ma la mancanza di coscienza di Dio.
(dal sito Mysteries of the Vedas)