Molti uomini nella nostra società sono dell’opinione che le donne non dovrebbero ricevere un’istruzione accademica, ma essere invece educate ad essere delle brave madri e mogli. In effetti quando esaminiamo la storia della società vedica, questa sembrava essere la norma. Le donne non avrebbero dovuto lavorare in modo indipendente, ma avrebbero dovuto essere protette dai loro genitori in giovane età, dai loro mariti in età adulta e dai figli adulti in età avanzata. Gli uomini in quella società erano responsabili, e persino i peggiori demoni, come Rāvaṇa o Hiraṇyakaśipu proteggevano adeguatamente le loro mogli. Non c’erano dei casi conosciuti di divorzio e persino le donne che perdevano i mariti prematuramente per cause di guerra o per altri motivi, venivano accudite dai membri della famiglia o da qualche forma di assistenza decretata del re. Non vi erano casi di donne indifese che dovevano arrangiarsi da sole per sopravvivere. Srila Prabhupada menziona questo in diversi punti.

Se in qualche modo fosse possibile ristabilire una società del genere, sarebbe difficile sostenere che sia la situazione ideale rispetto alle società moderne, dove le donne devono competere con gli uomini nel mondo del lavoro, e lottare per sopravvivere.

Il problema è che oggi non abbiamo una struttura del genere in nessun luogo del mondo. Gli uomini di solito non proteggono adeguatamente le loro mogli e i figli adulti lasciano le loro madri dopo essere andati via di casa. La rete di sostegno che precedentemente offriva la famiglia allargata non viene attuata e non ci sono re santi a proteggere i membri più vulnerabili della società. Oggi il matrimonio è al meglio una specie di scommessa, dove pochissime donne possono contare sul sostegno dei loro mariti per tutta la vita. Anche se lo esaminiamo dalla prospettiva del nostro movimento, la situazione non è molto migliore. Quante donne anziane ricordate che sono ancora protette adeguatamente dai loro mariti? Probabilmente avrete difficoltà a fare una lista con 10 nomi. I divorzi sono ormai la regola, non l’eccezione, e gli abusi all’interno delle famiglie sono dilaganti. Nella maggior parte dei casi i mariti se ne vanno dopo qualche anno, dando poco o nessun sostegno alla moglie che hanno lasciato. In molti casi, la donna si ritrova con dei bambini piccoli e in qualche modo deve trovare il modo di provvedere non solo a se stessa ma anche ai bambini. E queste sono quelle fortunate che possono almeno sposarsi, molte donne non hanno nemmeno questa possibilità e vengono semplicemente sfruttate da uomini diversi in diverse fasi della loro vita.

Questo è un chiaro caso di interdipendenza. Senza degli uomini adatti a proteggere le donne, è sconsiderato dire alle donne di arrendersi a dei mariti che non ci sono. È pericoloso dire alle donne di compiere il salto e sperare che l’uomo le tenga per mano, conoscendo soprattutto le difficili esperienze che hanno affrontate altre donne. Le mogli caste e i mariti responsabili devono stare insieme. Senza l’uno, è difficile avere l’altro.

Tu, come padre, conoscendo le mancanze degli uomini nel nostro movimento e nella società in generale, la notte ti sentiresti in pace con te stesso nel dire a tua figlia di arrendersi a suo marito (che non è stato ancora trovato) e di mettere la sua vita interamente nelle sue mani? E se non fosse desiderosa di sposarsi? E se il marito fosse una persona pigra, incapace di mantenere la famiglia? E se il marito l’abbandonasse? In una situazione del genere, dare un po’ di istruzione accademica alle donne è un modo per dare loro delle competenze che possono consentirle di sopravvivere e provvedere ai loro figli se la protezione maschile fallisce, in altre parole, di avere una rete di sicurezza. In molte situazioni, una donna è abbandonata dal marito, e in altre, il marito non è in grado di provvedere alla famiglia e la donna è costretta a lavorare e a contribuire finanziariamente, e potremo vantare molto lo stile di vita vedico ma questo non ci potrà essere di aiuto.

Studiando queste complessità nella nostra società, possiamo capire come questi temi siano in realtà più complicati di quanto possano sembrare a prima vista. In queste situazioni, delle soluzioni semplicistiche di individui immaturi sono raramente utili.

Un altro punto interessante da considerare è che la visione secondo cui nella società vedica le donne non avrebbero ricevuto alcun tipo di istruzione e sarebbero rimaste a casa senza far niente è in gran parte sbagliata.

E’ un mito che le donne nella società vedica non lavorassero. Lavoravano, forse più di oggi, l’unica differenza è che lavoravano in collaborazione con i loro mariti. Alcuni aspetti delle attività familiari e della gestione erano curati dall’uomo e altri dalla donna. La moglie di un Brahmaṇa aiutava il marito a raccogliere gli ingredienti per i sacrifici del fuoco e a svolgere altri compiti, e una moglie Kṣatriya comandava i servitori e altri aspetti della manutenzione del palazzo, liberando il marito che si prendeva cura degli affari dello stato, una moglie Vaisya si prendeva cura degli animali, produceva diversi prodotti lattiero-caseari e così via, mentre una moglie Sudra aiutava il marito nelle sue diverse attività di lavoro. Non è nemmeno vero che le donne non fossero istruite, la differenza principale è che venivano educate all’interno della famiglia invece di andare a scuola fuori.

Da questi esempi, possiamo vedere che i principi delle donne che lavorano e vengono istruite esistevano effettivamente nella società vedica, erano solo attuati in un modo diverso. Quando cerchiamo di trapiantare questo sistema nella società attuale, il principio deve essere mantenuto, mentre i dettagli dell’attuazione pratica possono variare. Il problema è che spesso facciamo il contrario, mantenendo i dettagli, ma scartando il principio. È allora che le cose possono andare terribilmente male.

Le donne che vengono istruite e lavorano in collaborazione con i loro mariti sono in realtà parte del sistema vedico. Il problema oggigiorno è che l’ambiente in cui le persone ricevono un’istruzione accademica (le università) è molto pericoloso e pieno di carenze. Probabilmente una combinazione di istruzione parentale e istruzione a distanza sarebbe più adatta per le giovani donne del nostro movimento, consentendo loro di ottenere un’istruzione e le competenze professionali necessarie senza essere mandate nei “macelli” (come vengono definiti da Prabhupada) delle moderne università. Sposando ragazzi e ragazze con inclinazioni simili, creeremmo delle opportunità per le donne di lavorare in collaborazione con i loro mariti (idealmente in qualche tipo di attività di famiglia), invece di seguire carriere indipendenti, e consentiremmo loro di lavorare da casa, senza dover sacrificare la cura dei figli. Questo ci avvicinerebbe molto di più al sistema vedico rispetto al sistema stereotipato e fanatico proposto da alcuni.

Caitanya Charan das