Sabato 28 marzo, il dipartimento ISKCON per l’agricoltura e la protezione delle mucche ha tenuto una conferenza in Zoom con i suoi rappresentanti europei. Tutto è online in questi tempi del Coronavirus, persino l’agricoltura!
Considerando l’attuale crisi, sembra che le cose stiano andando piuttosto bene. A New Vraja Dhama, la comunità agricola dell’ISKCON in Ungheria, i devoti hanno una scorta di cibo per sette mesi, più terra e mucche che producono costantemente cereali, verdure e prodotti lattiero-caseari. Relazioni simili sono arrivate da New Mayapur, in Ucraina e da altre comunità agricole e da singoli devoti che vivono in Europa, incluso persino il tempio di Copenaghen che viene costantemente rifornito di prodotti freschi grazie al suo orto agricolo urbano.
Questo dimostra ancora una volta in modo pratico che chi punta il più possibile all’autosufficienza nei periodi di crisi è decisamente meno vulnerabile. Sfortunatamente, la maggior parte dei devoti dell’ISKCON non praticano autonomamente nessun tipo di autosufficienza. La loro situazione non è molto diversa da quella della stragrande maggioranza degli uomini moderni che solo per coprire i loro bisogni di base come cibo e alloggio, dipendono da un complesso sistema economico.
Se non altro, la pandemia del Coronavirus è un terribile avvertimento per tutti, per farci capire quanto sia fragile la società moderna e quanto sia urgente muoversi in una direzione di reale indipendenza e autosufficienza. O pensiamo veramente che il problema sia solo il Coronavirus e quando la pandemia sarà finita, tutto andrà bene per l’eternità? Probabilmente non sarà così. Sin dai tempi della rivoluzione industriale, le società moderne hanno continuato a subire regolarmente dei crolli e delle recessioni, che ogni volta hanno leso pesantemente milioni di persone.
Come mai? Prima di tutto è una reazione karmica. Il mondo moderno non è basato sul sacrificio (yajna) quindi ogni tanto il credito positivo (punya) si esaurisce e le reazioni karmiche peccaminose causate dal massacro di animali, dall’uso di sostanze stupefacenti e dallo sfruttamento del pianeta, proprio come uno tsunami, inondano la società.
In secondo luogo, a un livello molto pratico, le società moderne si basano su una interconnessione e una interdipendenza globalizzata, che in questo momento ha raggiunto un livello senza precedenti storici. Pertanto quando si verifica uno sconvolgimento economico, sociale, politico o naturale in una parte del mondo, i suoi effetti vengono immediatamente sentiti in molte altre parti del mondo, proprio come un castello di carte crolla quando viene tolta anche una sola carta. Questo è un modello ricorrente. Potremmo vedere un decennio o due di prosperità e di apparente pace, ma poi all’improvviso avviene qualcosa e la bolla esplode.
Inoltre, oggi nel 21° secolo, molte persone non sono assolutamente preparate a fronteggiare questi crolli. Rispetto a oggi, in passato le persone erano più equipaggiate per resistere agli effetti dei contraccolpi economici e sociali. Ad esempio, in occidente gli anni ’30 furono un periodo di difficoltà, di povertà diffusa e di disoccupazione. Ma almeno il 70 percento delle persone vivevano ancora in aree rurali e avevano accesso a terreni dove potevano coltivare del cibo per se stessi e le loro famiglie. Anche le aree urbane non erano così gigantesche come oggi e molte città fornivano ai lavoratori poveri almeno un piccolo giardino dove potevano coltivare la terra.
Ma oggi in alcune aree del mondo, più del 80% della popolazione vive in metropoli congestionate che dipendono costantemente da prodotti alimentari che vengono trasportati da camion o arrivano per via aerea. La maggior parte delle grandi città moderne ha una riserva di cibo nei supermercati che può bastare per non più di tre giorni! Immaginate il disastro se una città moderna subisse improvvisamente un assedio. Pensiamo che non possa succedere? Inoltre, il disastro si moltiplicherebbe per il fatto che il 99% delle persone non sa assolutamente come procurarsi del cibo se non raccogliendolo avvolto nel sacchetto di plastica del supermercato. Quasi nessuno ha nemmeno la minima idea di come utilizzare la terra per coltivare qualcosa di così semplice come delle patate. Questo rende tutto ancora più spaventoso. Il mondo moderno è un esperimento senza precedenti nella storia umana.
Naturalmente, questa situazione è in netto contrasto con il tipo di società vedica che Srila Prabhupada voleva stabilire nel mondo, nel suo insieme, o almeno nella sua Società Internazionale per la Coscienza di Krishna, la ISKCON. La base economica di una società vedica è la terra e le mucche, il tutto orientato verso l’autosufficienza su piccola scala. Idealmente ogni famiglia possiede un pezzo di terra e alcune mucche; abbastanza terra e abbastanza mucche per coltivare del cibo sufficiente per la sua famiglia. Un paio di buoi forniscono energia per il trasporto e la lavorazione della terra e non c’è nessuna dipendenza artificiale da macchinari e carburante che viene dall’esterno.
Quindi qualsiasi capofamiglia può effettivamente essere indipendente e soddisfare tutte le esigenze della sua famiglia nell’ambiente circostante.
Il resto del mondo potrebbe andare a rotoli, ma lui sarà in grado di produrre del cibo senza che la sua vita e la sua fonte di reddito vengano distrutte dagli sconvolgimenti del mondo esterno.
Per questo Srila Prabhupada voleva creare in tutto il mondo delle comunità agricole autosufficienti, sia per dare l’esempio di un modo di vivere più semplice, sia per fare in modo che i devoti potessero avere le loro necessità di base, anche in caso di emergenze.
Perché non vedere la crisi attuale del corona virus come uno stimolo per muoversi in questa direzione? Mentre l’autosufficienza non è qualcosa che può essere messa in atto dall’oggi al domani e quindi non può risolvere la difficile situazione attuale, essa può essere un incentivo e un appello a muoversi nella giusta direzione perché situazioni come quella di oggi probabilmente accadranno ancora in futuro.
Come farlo, dipende dalla creatività di ognuno di noi. Cercate un appezzamento di terra in periferia o fuori città e iniziate a coltivare alcuni semplici prodotti di base (potete guardare su Youtube come farlo!). Forse dovreste pianificare le cose e iniziare a muovervi in un ambiente non urbano. Oppure, se scegliete di rimanere in città, iniziate a coltivare del cibo nello spazio che avete a disposizione. Sarete sorpresi di quanta terra sia disponibile anche nell’ambito di una città. Vi lascio una citazione di Bill Mollison, che sia fonte d’ispirazione per tutti noi. Anche se scritta nel 1988, è più vera che mai:
“Il sistema di colture più grande e singolare negli Stati Uniti, che richiede 573 chilocalorie per metro quadrato per essere mantenuto, più dell’energia utilizzata nella produzione di mais o verdure – è …?” Indovinate! Sì, avete capito, i prati!
“Negli Stati Uniti, si stima che nel 1978 siano stati dedicati alle aree verdi 16 milioni di acri e negli ultimi anni si è verificata una grande diffusione di prati”. Il fatto sorprendente è che chi coltiva i prati potrebbe produrre tutto il cibo nella stessa area dove vive.” (da Bill Mollison, Permaculture – A Designers’ Manual, Tagari Publications, Australia 1988, p. 434-435)
Pensateci. Tutta la terra non utilizzata delle città potrebbe facilmente produrre tutte le verdure, la frutta e i fiori di cui abbiamo bisogno! Che meraviglia se la crisi del corona virus potesse almeno ispirare alcuni di noi a fermare questa follia e a iniziare ad usare le risorse che ci fornisce Dio e che stanno proprio di fronte a noi. La mia umile promessa a ciascuno di voi è che ogni passo compiuto nella direzione dell’autosufficienza sarà estremamente gratificante e darà un senso di vera libertà dalle dipendenze artificiali della società moderna. Potrebbe persino salvarci la vita in molti modi. Come ha scritto Srila Prabhupada in una spiegazione dello Srimad-Bhagavatam (1.1.10): “L’eccessiva dipendenza dalla misericordia degli altri, e da una vita artificiale distruggono la vitalità dell’energia umana.”
Lalitanath das
(dal sito web ISKCON News)