La società come la conosciamo potrebbe subire presto un collasso economico e sociale. Una società globale come quella di oggi è molto fragile perché si basa quasi esclusivamente sul consumo di petrolio. Si fanno le guerre per ottenerlo, perché senza, non funziona nulla. L’agricoltura, i trasporti, le forze armate e tutto il resto funzionano solo grazie al petrolio.
Il petrolio sta finendo e come sappiamo le nazioni stanno cercando altre energie (o almeno così dicono). I complottisti ipotizzano che in effetti il problema energetico non sussiste in quanto in caso di depopolazione il petrolio che abbiamo sarebbe più che sufficiente. E che la mancanza di petrolio sarebbe una scusa sufficiente per lasciar morire milioni di persone.
L’aspetto più inquietante del disastro energetico infatti sarà la mancanza di cibo. Se aerei, treni e autotreni non viaggiano più non potranno rifornire città e paesi. Nel giro di poche settimane in tutto il mondo molti milioni di persone non avranno più nulla da mangiare.
Cosa fare per impedire questo disastro? (causato dall’aver trascurato le economie locali) Per fermare la catastrofe è essenziale che le persone cambino il loro modo di pensare, che l’ateismo venga sostituito dalla nostra dipendenza da Dio. Si deve anche comprendere l’importanza di proteggere la terra, le mucche e i buoi. E che si torni a produrre e a consumare il cibo a livello locale, un cibo che non necessita di aerei o autotreni per essere trasportato.
C’è dunque la necessità di passare a un sistema differente di approvvigionamento energetico e di trasporti. Srila Prabhupada spiega che dovremmo produrre il nostro cibo, il nostro vestiario e anche energia pulita (grazie alle mucche). Per il trasporto locale possono essere utilizzati i buoi.
Per fare questo abbiamo bisogno di avere delle comunità dove si offre un modello efficiente sia a livello spirituale che economico e sociale.
“Se queste comunità hanno successo, allora il mondo intero verrà avvolto dalla coscienza di Krishna.” (Lettera di Srila Prabhupada a Hari Sauri, 10 agosto 1977)
Un aspetto importante di questa transizione è che i membri della ISKCON siano uniti, responsabili e coscienti che il momento storico che stiamo vivendo è senza precedenti. Non possiamo solo stare a guardare, ma dobbiamo fare qualcosa per il cambiamento.
La soluzione non è comunque solo quella di creare delle comunità agricole, che possono comunque essere attaccate e saccheggiate in caso di carestia. Oltre le comunità spirituali autosufficienti bisogna creare una mentalità globale in tutto il mondo perché proprio come la malattia è globale, così anche il cambiamento deve essere globale e non solo locale. Se questo non è possibile a livello mondiale almeno a livello nazionale o regionale. Questo implica cercare delle alleanze con chi sta adoperandosi per un cambiamento globale di coscienza.
Abbiamo comunque alcuni esempi di transizione verde. Il Bhutan al momento è quasi completamente passato a un agricoltura naturale (bio).
Dopo che i russi non hanno più fornito petrolio a Cuba, i cubani hanno trasformato l’agricoltura industriale in agricoltura locale basata sull’energia dei buoi. Oggi il 90% dei prodotti agricoli viene da fattorie locali e anche da orti cittadini.
Nel 2011 il governo danese ha pianificato di ridurre la dipendenza da carbone, petrolio e gas. Anche la Germania sta operando per dipendere sempre di meno da carbone, petrolio e energia nucleare.
Se il nostro modello cosciente di Krishna di vita semplice (e felice) e pensieri elevati funziona, molte persone ne verranno attratte e lo seguiranno. E’ un modello vincente perché ha le piene benedizioni di Krishna, fornisce un gusto per la vita spirituale e ha delle soluzioni pratiche a livello economico e alimentare. Le sfide ci saranno e non si può essere solo degli avventurosi pionieri, ci vogliono competenze, aiuti e esperienza per fare meno errori possibili.
Sajjanasraya das [elaborato su testo originale dal libro Farm Acarya di Radha Madhava das]