Srila Prabhupada e Yamuna devi dasi

Yamuna: “A causa dei preparativi intensivi per il programma di pandal e di aver fatto tantissime ore di servizio per diversi giorni, avevo contratto una grave forma di itterizia. Fu l’unica volta nella quale mi trovai ad essere estremamente malata durante la mia permanenza in India.

Dopo l’installazione delle Divinità e proprio mentre stavo entrando nella tenda, svenni, e per circa due settimane ebbi la febbre alta. Alla fine non fui mai in grado di partecipare al programma.

Eravamo al Dalmia Bhavan, ed era una situazione molto affollata, in dieci-quindici in una stanza, e l’unico posto disponibile era la parte inferiore di uno degli armadi. Tutte le nostre cose erano ammucchiate, e io dormivo in un sacco a pelo.

In qualche modo Srila Prabhupada notò la mia assenza, e mi dissero che aveva chiesto molte volte dove mi trovavo. Un giorno vidi che la porta si apriva, mi voltai per poi vedere i piedi di loto di Prabhupada che camminava nella stanza.

Gli offrii i miei omaggi come meglio potevo e lui rimase li per tutto il tempo a recitare il maha mantra. Poi mise la mano sul mio capo e mi chiese: “Yamuna come stai?” La prima cosa che gli dissi fu: “Penso sempre a te, Srila Prabhupada.”

Gli parlai della mia condizione e lui mi disse: “Penso che questa sia itterizia; che tu abbia una forma di itterizia epatica. Ora mi occuperò io della tua guarigione. Non guarirai se stai in queste condizioni e sul pavimento.”

Srila Prabhupada fece portare un letto di ospedale per me e mi trasferì in una stanza proprio accanto alla sua che aveva delle grandi finestre dalle quali si vedevano degli alberi di neem, e c’era un ventilatore. Ricordo di essere stata lì in quel letto, e lui veniva ogni giorno per vedere i miei progressi. Chiamò un medico ayurvedico che mi prescrisse una dieta per l’itterizia.

Disse che dovevo prendere qualcosa che si chiamava petha, un tipo di zucca bianca che viene consumata cruda. Era coperta da uno spesso strato di zucchero caramellato, ma a me sembrava una cosa orribile da mangiare. Srila Prabhupada mi disse: “Questa è la tua medicina, e devi mangiarla ogni giorno; e devi anche bere del succo di canna da zucchero.”

Mi ricordo che, a causa dell’itterizia, la prima volta che assaggiai la petha era come assaggiare la cosa più amara e orribile. Srila Prabhupada veniva personalmente da me a vedermi mentre mangiavo la petha, io stavo male solo pensando al suo gusto, ma lui mi sorrideva e rideva benevolmente.

Così purtroppo, non fui in grado di impegnarmi nei miei servizi per tutto il resto del programma in quanto rimasi costretta a letto per più di due settimane. Eppure sentivo una grande beatitudine ed ero felice dovuto alla cura personale e alla gentilezza incredibile di Srila Prabhupada.

Era così impegnato e predicava a decine di migliaia di persone e si prendeva cura del nostra intero Movimento, eppure si occupò personalmente della mia guarigione. Mi commuovo ancora oggi quando ricordo quell’episodio. Vedere che questa piccola anima insignificante, Yamuna, era stata così curata e nutrita da Srila Prabhupada ha aumentato la mia dedizione nei suoi confronti.

Nelle mie prove successive, ho tratto forza e determinazione da questo episodio della mia vita devozionale.

Un’altra cosa che ricordo sempre della mia malattia è l’amorevole cura delle mie consorelle, tra cui Visakha devi e Chitralekha devi. Provavo tanta gratitudine per aver avuto non solo la cura e l’amorevole attenzione del mio Maestro Spirituale, ma anche delle mie consorelle.

Proprio alla fine di questo grande evento, sempre grazie alla famiglia del signor Dalmia, era stato disposto che Srila Prabhupada e tutto il suo gruppo sarebbero andati a Vrindavan per un pellegrinaggio e avrebbero alloggiato al Saraf Bhavan. C’era un auto per Srila Prabhupada e il suo gruppo, e un grande autobus per tutti gli altri devoti.

Insieme al nostro gruppo c’erano molti devoti che venivano dall’Occidente, eravamo circa una cinquantina. Quando arrivò il momento di salire, ricordo che cercavo di vedere Srila Prabhupada mentre saliva in auto.

Ero ancora estremamente debole, stavo letteralmente a malapena in piedi dopo la mia lunga malattia. Mentre mi trovavo fuori, vicino alla parte posteriore dell’autobus, Srila Prabhupada mi vide. Feci i miei omaggi, e quando mi alzai mi chiese come stavo. Gli dissi: “Grazie Srila Prabhupada per aver fatto tante cose meravigliose per me, penso sempre a te e a come stanno andando i tuoi programmi.”

La sua auto ovviamente era piena e lui mi disse: “Sei troppo debole per salire sull’autobus, vieni nella mia auto.” Quindi disse a uno o due devoti di uscire dall’auto, eravamo tutti schiacciati, eravamo in tanti, e io naturalmente ero l’unica donna.

Srila Prabhupada era molto gentile in ogni circostanza. Si è preso la responsabilità di cercare di mettermi a mio agio e di farmi stare con lui in auto invece di farmi andare in bus.

Quel viaggio è stato meraviglioso. Era la prima volta che accompagnavo fisicamente Srila Prabhupada nel santo dhama di Vrindavan, il centro del mondo spirituale.

Giriraja Swami: Dopo il pandal di Delhi sono andato a Madras, mentre il resto del gruppo è andato a Vrindavana con Srila Prabhupada per la prima volta. C’era un’auto, una Ambassador, con Srila Prabhupada e alcuni devoti, e un autobus con il resto dei devoti. Prabhupada era in auto, e notò Yamuna salire in autobus.

Disse: “Aspetta! Aspetta! La chiamò, sapendo che era molto malata, e disse agli uomini di uscire dall’auto. Poi la fece salire sul sedile posteriore con Guru das e un altro devoto, Prabhupada era davanti con l’autista, e gli altri devoti salirono sull’autobus.

(tratto dal libro di Yamuna Devi A life of unalloyed devotion, Parte 1: Preparing an offering of love)