Madhuraḿ madhurebhyo ‘pi / mańgalebhyo’ pi mańgalam / pāvanaḿ pāvanebhyo ‘pi / harer nāmaiva kevalam
“Più dolce di ogni dolcezza, più favorevole di tutte le cose promettenti, il più grande purificatore di tutto ciò che purifica; il Santo Nome di Sri Hari è tutto.” (Kevalastakam, versetto 1)
Negli ultimi cinquant’anni, il mahamantra Hare Krishna, che rappacifica e purifica i cuori eternamente afflitti, ha toccato milioni di persone in centinaia di Paesi del pianeta Terra. Mentre il sankirtan si espande geograficamente, si colora delle tonalità culturali e personali dei kirtaniya. Con la rapida diffusione del movimento del sankirtan, cresce la necessità di preservare i suoi standard essenziali.
Yasomati Devi, co-fondatrice della Kirtan Academy di Mayapur, ha visitato importanti Stati dell’India, come quello di Delhi e il Punjab, nell’India settentrionale, per educare i devoti sugli standard del kirtan Gaudiya. Ha spiegato ogni standard e si è anche dedicata al kirtan con i devoti, dando un esempio personale congruo che ha permesso ai devoti di assimilare facilmente la conoscenza teorica da lei esposta. Durante i suoi seminari a Delhi e nel Punjab, ha introdotto il futuro “International Kirtan Village” (“Villaggio Internazionale del Kirtan”) a Mayapur, dove i devoti non solo potranno essere educati riguardo gli standard da seguire nel guidare un kirtan, ma anche potranno andare in profondità nel loro canto, ricavando 10.000 volte più benefici dal kirtan e dalla recitazione per il fatto di essere nell’Audharya Dham di Caitanya Mahaprabhu.
Sviluppare una coscienza adeguata
“Mio caro Signore, anche se tu concedi una tale misericordia alle anime cadute e condizionate, insegnando liberamente i tuoi Santi Nomi, sono così sfortunato che commetto offese mentre canto questo Santo Nome e pertanto non ottengo nessun attaccamento per Esso.” (CC Antya 20.16)
Yasomati ha sottolineato l’importanza di evitare le dieci offese al Santo Nome se vogliamo trarre il pieno beneficio dal canto. “namaksara bahir haya nama nahi haya”, non è che pronunciando solo le lettere dell’alfabeto che compongono il Mahamantra cantiamo il Nama, il Santo Nome. Il namaksara, il suono delle lettere, “Hare Krishna”, può uscire dalla bocca senza che il Santo Nome si manifesti.”
Tuttavia è più elevato cantare con un sentimento di affetto che cantare “semplicemente” senza offese.
Per quanto riguarda la tendenza crescente di alcuni kirtaniya a fare uno “show” o di mettersi in mostra mentre guidano il kirtan, Yasomati ha precisato: “È il dovere del kirtaniya presentare, offrire, ornare il Santo Nome al meglio della sua capacità e della sua abilità, cercando di diventare lui stesso invisibile. Il suo pubblico è Krishna in persona, nessun altro. Noi facciamo l’offerta e Lui è il destinatario dell’offerta.” L’essenza dell’abbandono al Signore risiede proprio nel sentimento che abbiamo nel cantare i Santi Nomi dal profondo del cuore.
“Il risuonare del saṅkīrtana riempiva i tre mondi. Nessun poteva udire alcun suono materiale o altri strumenti musicali che non facessero parte del sankirtan.” (CC Madhya 13.50)
Yasomati devi: “Quando vediamo una persona, la identifichiamo separatamente dai suoi vestiti e dai suoi gioielli oppure riconosciamo la sua presenza come persona? Le cose che questa persona indossa la servono. Allo stesso modo, i kartal, l’harmonium, le mridanga sono presenti per servire il Santo Nome, in modo che rimanga un solo suono, quello del Nome.”
A Delhi, Yasomati devi ha ascoltato le esperienze dei devoti su come la recitazione e il canto del Mahamantra trasformano i cuori, e ha condiviso la sua. All’età di 16 anni, un giovane devoto l’ha sfidata ad iniziare a cantare in modo che il Mahamantra potesse rispondere alle sue infinite domande. Con gioia ha concluso: “Sono felice di dirvi che ho perso la sfida. Sto ancora cantando e trovando le risposte.” Tutto è nel Santo Nome che non è diverso da Krishna Stesso.
“Chi è un kirtaniya?”, chiede Yasomati Devi ai devoti. Poi rivela: “Tutti voi che partecipate al kirtan.” Il Kirtan è la responsabilità di tutti. Sanga-kirtan, tutti insieme, usiamo le nostre capacità musicali nel kirtan per servire Krishna, non per servire noi stessi, non per soldi o per fama. Un kirtan fatto con motivi diversi è un kirtan di maya. Srila Bhaktisiddhant Saraswati Thakur dice:
“Il kirtan viene chiamato sankirtan quando molte persone lo eseguono insieme. Ma sarà ancora degno del nome sankirtan se alcune persone inutili, senza alcun ardore per il servizio di Sri Bhagavan, si riuniscono per gridare all’unisono? Sarà un vero Hari-Sankirtan solo quando ci uniamo al sankirtan di veri devoti che stanno servendo Sri Bhagavan secondo i principi stabiliti nei Veda e negli shastra correlati.”
Yasomati Devi ammonisce i devoti dicendogli che il kirtan non dovrebbe essere usato come rimedio per la prevenzione delle epidemie o per fare cadere la pioggia. È vero che il kirtan “Hare Krishna” può risolvere i problemi di tipo adhidaivika, ma questo tipo di kirtan rimane all’interno della giurisdizione della potenza illusoria. Il kirtan del Mahamantra non è a buon mercato. Noi lavoriamo duramente per ottenere dei risultati materiali e con lo stesso vigore dovremmo cercare di raggiungere il canto puro del Mahamantra.
Il Nam Sankirtan non è solo per gli esseri umani. Gli animali si trasformano quando il nettare dei Santi Nomi entra nelle loro orecchie, anche se li sentono passivamente. Srila Prabhupada fa questo punto nell’introduzione: “Tutti insieme le tigri selvatiche, gli elefanti, i cervi accompagnavano il Signore, e il Signore li guidava nel sankirtana. Dimostrava così che, grazie alla propagazione del movimento del sankirtan, anche gli animali selvatici possono vivere in pace e amicizia, e che dire di uomini che dovrebbero essere civilizzati.”
Yasomati Devi ha cercato di stimolare la sincerità dei devoti, per farla crescere e trasformarsi dallo stato di scintilla in un fuoco che brucia tutti gli anartha. Ecco le sue parole: “Tutti avete una certa sincerità, altrimenti non sareste qui. Fate crescere la vostra sincerità. Portate la vostra shraddha [fede] ad un livello superiore. Fate un’introspezione.”
Ha incoraggiato tutti ad affrontare e ad accettare la propria condizione insignificante. Sono un’anima in una stanza piena di anime, in una città, in un Paese, su un pianeta, in un universo. Siamo piccoli e incapaci di cantare il Santo Nome in modo puro, perché siamo costantemente vittime delle richieste della mente e del corpo! Qual è la soluzione? Prendo rifugio nel guru, nel suo guru, nel guru del suo guru, prego tutta la sampradaya. Quindi, durante il Japa o il Kirtan, quando la nostra mente vaga in tutto l’universo, dovremmo pregare, sentendoci impotenti, come ha fatto Draupadi sollevando entrambe le mani senza curarsi del suo sari, senza alcuna riserva. Arrendiamoci completamente all’Harinam e sentiamoci liberi di esprimere l’amore per accogliere Krishna nei nostri cuori induriti.
Promila Chitraka dd per ISKCON News (22 luglio 2017)
(traduzione di Vaisnavalife.com)