C’era una volta un re, e nel suo regno viveva un mendicante che aveva una natura ribelle. Questo mendicante diffondeva continuamente delle dicerie sulle le malvagità del re e gli era completamente ostile. Andava dicendo che il re sfruttava gli altri e che viveva del lavoro degli altri e, per di più, cercava di convincere gli altri delle sue idee. Alcuni ministri consigliarono al re di uccidere il mendicante perché rischiava di organizzare una grande rivoluzione contro di lui. Ma il re provava compassione per il mendicante e un giorno decise di aiutarlo.
Si fece crescere la barba, si vestì da mendicante e una notte andò a trovarlo nel luogo in cui viveva, una capanna che si trovava in una zona remota della città.
Svegliò il mendicante e in modo molto affabile gli disse: “Ti ho portato qualcosa di buono da mangiare.” Il mendicante aveva fame e lo ringraziò molto. Il re andò per molte notti dal mendicante, a volte gli portava del cibo e a volte delle medicine. E una notte gli disse: “Vieni! andiamo al palazzo del re e rubiamogli dell’oro, ci servirà per la rivoluzione.”
“Certo, andiamo! Ma tu sai come entrare nel palazzo?” “Sì, conosco un passaggio segreto.” Il re allora accompagnò il mendicante nel passaggio segreto e arrivarono nei giardini della reggia dove gli disse che in quel luogo il re faceva ogni giorno la carità alle persone. Tutti potevano andare da lui ed avere tutto quello di cui avevano bisogno. Il mendicante rimase molto sorpreso e disse: “Ma veramente il re fa la carità a tutte le persone che gli chiedono aiuto?!”
Poi il re mostrò al mendicante altri aspetti del palazzo che fecero cambiare completamente l’opinione del mendicate nei confronti del re. Poi il re lo condusse nella sala del trono e gli disse di aspettare un attimo. Il re entrò in una stanza dove si cambiò e si vestì con i suoi abiti regali. Poi uscì e si sedette sul trono, proprio di fronte al mendicante.
Il mendicante lo guardò e, completamente stupefatto, gli disse: “…..Ma…Perché hai fatto tutto questo??!… Perché sei venuto da me tutte quelle notti e mi ha portato da mangiare? Perché mi hai portato delle medicine per le mie ferite?…. sai… io volevo ucciderti! Perché mi ha portato nel palazzo e mi hai voluto fare vedere come governi il regno?”
Il re, colmo di compassione, rispose dolcemente: “Perché ti voglio bene. Io voglio bene a tutti i miei sudditi e tutto ciò che faccio nel mio regno lo faccio per Dio. Lo faccio per cercare di dare a tutti un’opportunità… ci provo. Ti prego, se vuoi, anche tu puoi aiutarmi.” E fu così che il ‘cattivo’ mendicante diventò un bravo servitore.
Questa storia illustra il Santo Nome. Il Santo Nome è Krishna in persona che viene da noi, anime ribelli che non vogliono servire Krishna. Vogliamo servire i nostri interessi separati e Krishna viene da noi per mostrarci la realtà della vita spirituale, la realtà di Dio, la realtà di Krishna. E quando noi iniziamo a recitare il Santo Nome, Egli gradualmente ci si rivela sempre di più. Il Santo Nome è la prima forma del Signore, una forma che viene incontro alle anime condizionate e chiede loro: “Per favore, accettami” e così noi accettiamo il Suo Santo Nome e recitiamo il nome del Signore nel Suo aspetto più misericordioso, che viene a noi in incognito, perché noi crediamo che sia solo un nome, solo un mantra.
Il Santo Nome ha tre aspetti. Al primo livello Lo crediamo un nome materiale, un nome di questo mondo, una combinazione di lettere, diversa dalla persona in Sé. Al secondo livello lo percepiamo come pura energia.
E il terzo livello è quello nel quale recitando il Santo Nome percepiamo il Signore come una persona e possiamo vedere il Suo aspetto, le Sue qualità e le Sue attività. Questo aspetto è descritto meravigliosamente da Srila Prabhupada. Queste comprensioni giungono gradualmente. Immaginiamo se il re si fosse presentato con la corona, i gioielli e l’abito da re. Il mendicante lo avrebbe insultato. Il re ha dovuto invece andare da lui in incognito. Allo stesso modo, dal momento in cui noi accettiamo Krishna nella forma del Suo Santo Nome, Egli ci si rivela sempre di più, fino a quando saremo in grado di comprenderLo completamente.
(da una lezione di Sacinandana Maharaja sul Santo Nome)
(dalla rivista “Movimento ISKCON”, Luglio-Agosto 2015, pag. 28)