Caitanya Mahaprabhu nacque il 18 febbraio 1486 nella città santa di Navadvip, conosciuta anche come Mayapur, in Bengala. Il bambino venne chiamato Vishambara da Nilambhara Cakravarti che era un astrologo e predisse che questo bambino avrebbe portato l’amore per Dio in tutto il mondo.
Il bambino, che veniva anche affettuosamente chiamato Nimai, diventava molto felice quando sentiva le signore del villaggio che cantavano il nome di Dio.
Da bambino era molto birichino come lo era Krishna bambino. Un giorno, con terrore dei suoi genitori, si mise a giocare con un serpente, un’altra volta due ladri vedendo gli ornamenti sul suo corpo lo rapirono, ma il piccolo avatara con i suoi poteri mistici confuse i suoi rapitori che lo riportarono indietro. A volte il piccolo Nimai faceva dei dispetti ai suoi amici e a volte rubava i loro giocattoli. Quando Nimai era troppo birbante, madre Saci lo legava con delle corde proprio come faceva madre Yasoda con Krishna.
Quando Nimai aveva circa otto anni iniziò gli studi sotto la guida di Gangadas Pandit. Due anni dopo diventò famoso per essere un grande studioso, e conosceva molte lingue, la logica, la filosofia e l’ermeneutica.
Nell’anno 1500 Nimai prese in sposa Lakshmipriya e poco dopo il suo matrimonio decise di recarsi nel Bengala dell’Est, ma la sua consorte soffriva in sua assenza e si disse che venne morsa dal serpente della separazione e lasciò questo mondo in tenera età. Madre Saci lo incoraggiò a risposarsi e scelse per lui la casta e amorevole Visnupriya, che diventò una delle grandi devote nella storia del Vaisnavismo.
Nel 1503 Nimai Pandit si recò a Gaya per compiere i riti funebri a beneficio di suo padre, e lì incontrò Ishvara Puri, che era un grande santo Vaisnava, e accettò da lui l’iniziazione spirituale. L’iniziazione trasformò completamente Nimai che diventò un’altra persona, piena di amore per Dio, il suo amore era contagioso e la sua erudizione fece posto all’amore.
E’ detto che subito dopo l’iniziazione, recitando il mantra che gli aveva dato il suo maestro, fu inebriato dall’amore per Dio e rimase completamente rapito dal santo nome di Krishna. I suoi biografi narrano che danzava con un totale abbandono al canto dei santi nomi.
Dopo l’iniziazione compì molti miracoli, guariva i lebbrosi, riportava in vita i morti, appariva simultaneamente in differenti luoghi e aveva la capacità di trasformare il cuore di migliaia di persone e renderle dei devoti del Signore con il suo amore.
Non solo inaugurò il canto collettivo dei santi nomi, ma ci diede l’esempio di come si deve comportare un devoto del Signore. Era molto rispettoso, onesto e compassionevole verso gli altri, viveva semplicemente ed era distaccato dalla fama, dall’onore e dalle ricchezze. Era molto erudito ma si presentava in modo umile. Era estremamente amorevole nei confronti di sua madre e di sua moglie, e rispettava tutte le donne. Era costantemente assorto nel nettare del kirtan e del japa e nel parlare delle attività trascendentali di Krishna. Il suo esempio ci ha insegnato che la pratica della bhakti è diretta e semplice.
Con lui tutta Navadvip si riempi di vita e la casa di Srivas Thakur diventò un luogo di incontri spirituali dove i devoti si riunivano la sera per il kirtan. A molti dei suoi compagni più intimi venne data la benedizione di testimoniare la sua completa divinità, questo fatto venne chiamato Mahaprabhu prakasa, nel quale Nimai rivelò la sua identità mostrando varie incarnazioni di Dio secondo la relazione che i devoti avevano con lui.
Nimai mandò i suoi devoti per le strade di Navadvip per diffondere il suo messaggio di amore. Un giorno un magistrato musulmano cercò di fermare il sankirtan e i devoti organizzarono una marcia non violenta composta da migliaia di persone. Il kirtan arrivò fino alla casa del magistrato e Nimai parlò con lui con amore e citò dei versi del Corano e delle scritture vediche e in questo modo gli dimostrò l’autenticità del suo movimento del sankirtan. Poi col tempo il kazi divento un suo seguace ed emanò una legge che proibiva a chiunque di ostacolare il sankirtan.
Nel 1510, a 24 anni, venne iniziato all’ordine di rinuncia (sannyasi). Quando lo disse a Sua madre, ella si sedette davanti alla porta della loro casa e pianse per tutta la notte: Nimai la consolò con dolci parole e poi prese la strada per Katwa dove venne iniziato all’ordine di rinuncia.
Quando gli vennero tagliati i capelli, i devoti lo guardarono disperati. Il loro amato Nimai ora avrebbe vissuto l’austera vita di un sannyasi e avrebbe viaggiato e diffuso la coscienza di Krishna in ogni luogo. Kesava Bharati che presiedette alla cerimonia gli diede il nome di Sri Krishna Caitanya.
Sri Caitanya tornò in Bengala e assicurò madre Saci che avrebbe vissuto a Jagannath Puri. Questo per lei era importante in quanto Puri è più vicina a Navadvip che Vrindavana e in questo modo avrebbe avuto spesso sue notizie.
A Puri incontrò Sarvabhauma Bhattacharya che mostrò nei suoi confronti un grande affetto paterno. Gli enunciò il Vedanta Sutra per aiutare il novello sannyasi nel cammino della perfezione spirituale. Sri Caitanya lo ascoltò per 14 giorni consecutivi e poi spiegò a Bhattacharya il vero significato del Vedanta Sutra e gli rivelò la sua identità di avatara. Dopo questo Bhattacharya diventò un suo amorevole devoto e comprese la posizione di Caitanya Mahaprabhu.
Il 1510 fu un anno importante per la coscienza di Krishna. Sri Caitanya aveva accettato il sannyasi e iniziò il suo storico viaggio di 7 mila Km nel Sud dell’India.
Andava di villaggio in villaggio cantando il santo nome e cambiava la vita delle persone con la sua prorompente devozione.
Dopo aver miracolosamente guarito un lebbroso chiamato Vasudeva, si recò a Jaiyada Narashima e proseguendo verso sud incontrò Ramananda Raja che era il governatore di Madras. Ramanda Raya era attorniato da decine di servitori e nonostante questo quando vide quel sannyasi che emanava una meravigliosa effulgenza andò umilmente da lui e si presentò come una persona indegna. Dopo il loro primo incontro si ritrovarono per parlare della coscienza di Krishna e dell’aspetto più elevato dell’amore per Dio, quello delle pastorelle di Vrindavana per Krishna.
Poi andò a Vrindavana e a Jagannath Puri e viaggiò per due anni in tutta l’India del Sud. Dopo aver inondato il subcontinente indiano con il suo messaggio di amore divino tornò a Puri dove risiedette per 18 anni.
Nel 1513 dopo quasi due anni di meravigliosi passatempi con i suoi devoti incontrò due fratelli che occupavano dei posti di rilievo nel governo musulmano. Dabira Khas e Sakara Mallik, che sarebbero diventati due celebri devoti, Rupa e Sanatana Goswami. Dopo aver dato loro ispirazione e istruzioni Sri Caitanya tornò a Puri e poi partì per Vrindavana.
Nell’attraversare la densa foresta chiamata Jahrikhanda, Sri Caitanya fece cantare il santo nome a leoni, tigri ed elefanti. E’ detto che la sua dolce e melodiosa voce aveva toccato il cuore di ogni creatura e aveva suscitato in loro sentimenti di affetto reciproco e di amore per Dio.
Arrivato a Vrindavana Sri Caitanya si prostrò nella polvere del luogo santo e si bagnò nel famoso Vishram Gath; visitò tutta Vraja e riscoprì i luoghi santi come il Radha Kunda. Lasciata Vrindavana si diresse verso Benares dove incontrò Prakashananda Sarasvati che era la guida di migliaia di Mayavadi, e utilizzando la logica e la gentilezza li convertì al vaisnavismo.
Tornato a Puri il Signore compì molti passatempi pieni amore che potrebbero riempire numerosi volumi per essere descritti e al termine dei suoi passatempi manifestati, rimase quasi esclusivamente nel giardino e nella stanza chiamata Gambhira dove era immerso continuamente nell’estasi di Radharani. Con questi sentimenti, Sri Caitanya recitava le sue Siksastaka e ne elaborava il contenuto con i suoi devoti più intimi.
Le prime biografie di Sri Caitanya Mahaprabhu sono reticenti nel parlare della sua dipartita e ne menzionano solamente l’anno. Siccome la forma del Signore è perfettamente spirituale, è stato concluso da vaisnava ortodossi che il Signore è entrato nella Divinità di Tota Gopinath, oppure in quella del Signore Jagannath.
Spesso è accettato che entrambe le versioni sono autentiche perché proprio come il Signore era apparso simultaneamente in sette gruppi di kirtan, certamente allo stesso modo avrebbe potuto lasciare questo modo in due differenti Divinità senza alcuna difficoltà. Se accettiamo il fatto che Dio è illimitato, allora Egli non è limitato neanche da un solo modo di lasciare questo mondo.
(Tratto e ispirato da Sri Panca Tattva di Satyaraj das e Bhakti Shakti di Pranada dasi)