Rukmini devi dasi

Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Maharaj disse:

Che io possa non desiderare altro che il supremo bene di tutti, perfino del mio più grande nemico.

Che coscienza elevata! Questo è un vero leader. Voi siete dei leader, tutti i devoti sono dei leader, e noi dovremmo arrivare ad avere questo tipo di attitudine. E chi è il vero nemico? Qualcuno di voi sa chi è il vero nemico? Qualcuno può alzare la mano….

E’ l’orgoglio.

Qualcun altro…

La mente” “Il falso ego” “Le nostre debolezze.

Questi sono i nostri nemici, i nemici sono all’interno di noi. Raghunath das gosvami nel suo libro Manah siksa scrive che questa banda di sei briganti sono sulla strada, sono loro i nemici, la lussuria, la collera l’avidità, l’invidia, l’illusione. Sono questi i nemici, e sono dentro di noi, devoti! Non dobbiamo guardare fuori di noi, dobbiamo guardare dentro di noi!

Vi voglio raccontare un altra storia, è un episodio avvenuto durante la Guerra civile Americana. Ora c’è una statua dove è avvenuto questo episodio e il protagonista di questa storia è stato chiamato ‘L’angelo di Marye’s Heights’ [dal nome della collina dove si è svolta la battaglia]. Era un soldato. Durante la battaglia i confederati sparavano contro i soldati sudisti e i sudisti sparavano contro i confederati. Volavano le pallottole, e nel mezzo del campo di battaglia vi erano soldati morti e soldati feriti che si lamentavano per la sofferenza e per la sete. Questo soldato ebbe una crisi di coscienza, un risveglio spirituale, e così si alzò e camminò nel bel mezzo del campo di battaglia dove tra gli spari cominciò a dare dell’acqua da bere ai soldati di entrambi gli eserciti.

Tutti rimasero così sconvolti e sorpresi del suo gesto che ogni sparatoria cessò. Tutti si fermarono pieni di stupore nel vedere questa persona, che era veramente un santo. Questa è la coscienza di un santo, questa è la profonda coscienza di un santo. Abbiamo anche l’esempio dei devoti russi che cercavano di distribuire i libri di Srila Prabhupada durante il regime sovietico. Pregavano l’Anima Suprema nel cuore dei poliziotti del KGB che cercavano di ostacolarli e un giorno i devoti dovevano trasportare numerose scatole di libri su un furgone quando videro vicino a loro dei poliziotti e dissero loro:

He voi! Siete giovani! Perché state lì senza fare niente! Aiutateci a mettere queste scatole su questo furgone!

Così i membri stessi del KGB, che erano i loro persecutori, vennero ispirati ad aiutare i devoti a riempire un furgone di libri.

Ecco un’altra bella storia che abbiamo sentito al tempio ISKCON di Tirupati. E’ un bellissimo tempio e vi raccomando di visitarlo quando potete. Un semplice babaji che veniva dal nord dell’India ed era devoto di Ramacandra volle vedere Balaji, così camminò fino al sud dell’India, a Tirupati, e quando arrivò i brahmana non lo accettarono.

Da dove vieni? Di che casta sei? Vieni dal nord dell’India….ma chi e’ questa persona?

Non gli permisero di entrare nel tempio. Allora lui se andò via, si trovò un posticino dove stare e rimase da solo a pregare Krishna e Rama. Poi una sera la Divinità di Balaji andò a trovarlo e Balaji gli disse:

Voglio giocare con te, giochiamo insieme, tu conosci qualche gioco?

Ma il babaji gli rispose:

No, conosco solo i bhajan.

Ma Balaji gli rispose:

Non i bhajan, voglio giocare.

E così Balaji gli insegnò un particolare gioco e giocarono insieme tutta la notte. Ogni sera la Divinità correva fuori dal tempio per giocare con il Suo devoto. Ma una notte successe che si stava facendo tardi e Balaji sentì le melodiose preghiere che ogni mattina si cantano a Tirupati per svegliarLo. Allora Balaji disse:

Devo andare! Sono in ritardo!

E si mise a correre verso il tempio, ma nella fretta, o forse di proposito, perse la meravigliosa collana di diamanti che portava al collo. Quando quell’umile devoto vide che il Signore aveva perso la sua collana, la prese e si incamminò rispettosamente verso il tempio per consegnarla ai sacerdoti del tempio. In quel momento le tende dell’altare si aprirono e i pujari guardarono esterrefatti Balaji che non aveva più la sua collana.

La collana è stata rubata! Qualcuno ha rubato la collana di diamanti di Balaji!

E corsero dappertutto urlando:

Qualcuno ha rubato la collana di Balaji!

In quel momento ecco apparire quel piccolo babaji con la collana fra le mani, e il responsabile del tempio urlò:

Ladro! Hai rubato la collana di Balaji!

Il Babaj gli rispose:

Veramente… il Signore stava giocando con me…abbiamo giocato per tutta la notte, lui viene da me tutte le sere e torna al tempio per il mangal aratik, e stamattina è corso in fretta e ha perso la sua collana.

Sentite queste parole, il responsabile del tempio aggiunse:

Oh! Sei un ladro e sei anche un bugiardo!

Ecco come ti puniremo, ti chiuderemo per tutta la notte un una stanza e riempiremo la stanza di canna da zucchero fino al soffitto e dovrai mangiarla tutta prima del mattino. Chiuso nella stanza e coperto di canne da zucchero il babaji cominciò a pregare, e durante la notte Balaji entrò nella stanza nella forma di un elefante e mangiò tutta la canna da zucchero. Come avrebbe potuto un’elefante entrare in una stanza così minuscola? Ma lui entrò e alcune persone lo videro e si domandarono:

Ma come fa un elefante a stare in quella stanza?

Il mattino seguente i sacerdoti del tempio aprirono la stanza e videro che non c’era più nessuna traccia di canna da zucchero.

Il responsabile del tempio vide la stanza vuota e comprese di aver commesso un grande errore, un offesa. Offrì i suoi omaggi e il suo dandavat al babaji, ed era un leader così esemplare che disse:

Voglio dare le dimissioni dalla mia posizione, non sono qualificato, tu adesso sarai il nuovo mahanta, il responsabile di questo tempio.

E lo fece diventare il nuovo mahanta e lui continuò a compiere questo servizio per molti, molti anni. E da quella mattina alla Divinità di Balaji si offre del burro e dello zucchero candito e il babaj venne chiamato Hasti Ram Baba.

In conclusione, voglio dire che un vero leader deve avere dei valori e per mantenere la purezza, come disse un scrittore cristiano, se il cuore non è mantenuto pulito e luminoso, la sua scintilla di Dio si sbiadisce, è come vedere la luna attraverso un telescopio sporco. Se non abbiamo gli occhiali giusti, la nostra visone diventerà sfocata e non potremo vedere noi stessi, il mondo e Dio la Persona Suprema.

Il cuore è così duro che la compassione non è per gli altri. Noi perdoniamo facilmente noi-stessi anche se commettiamo un errore dopo l’altro, ma se qualcun altro sbaglia, anche di poco, siamo pronti a giudicare.

Srila Prabhupada ci ha mostrato come far emergere in noi i nostri sentimenti migliori. Prima di ogni lezione dello Srimad Bhagavatam diciamo: “Nityam bhagavata sevaya.” Dobbiamo leggere e pregare continuamente, è come la goccia che spacca la pietra, e se siamo disperati uniamo le mani in preghiera e preghiamo Srila Prabhupada, il nostro maestro spirituale, le Divinità, il Signore Narashimadeva, il Signore Narashimadeva ci toglierà i desideri materiali, preghiamo Prahlad Maharaj:

Tu sei un grande devoto, che io possa diventare come te, seguire il tuo esempio.

Dobbiamo pregare intensamente, Srila Prabhupada pregava molto intensamente, pregava Advaita Acarya, pregava i Gosvami, il suo maestro:

Ti prego dammi le tue benedizioni, che io possa compiere la tua missione.

Se noi abbiamo poco interesse, Krishna potrebbe diventare un pò distaccato. Mi ricordo di una persona a chi avevo chiesto quale era la sua relazione con Dio, e lui mi disse:

Ho un ottima relazione con lui. Io non gli do fastidio. lui non da fastidio a me.

Possiamo avere anche noi questa attitudine in coscienza di Krishna. Lakshman aveva disegnato un cerchio attorno a Sita.

Sita, non attraversare questo confine e sarai protetta.

Anche noi possiamo dire a Krishna:

Va bene Krishna, io ho i miei desideri materiali e non si possono toccare. Non attraversare questa linea, questo confine. Certe cose le posso fare, altre non le posso fare, tu non attraversare questa linea.

Possiamo fare così, oppure possiamo pregare e piangere, dipende da noi, possiamo decidere quello che vogliamo fare.