Oggi è seduto sul marciapiede, fa freddo, e ha un cartello spiegazzato che dice: “Datemi della speranza”. E’ uno spettacolo familiare al quale ormai sono diventato un po’ insensibile e non credo di riuscire veramente a capire la sua situazione. Vedendolo dormire al freddo, delle persone gli danno delle monetine, qualcuno gli porta un caffe e a volte un passante occasionale si ferma per dargli qualche parola di conforto. Sono tutti bei gesti, ma il mio cuore mi dice che quello di sui ha veramente bisogno è di speranza.
In un certo senso siamo tutti dei mendicanti e tutti abbiamo bisogno di speranza. Senza la convinzione di un futuro più luminoso cosa ci può spingere a continuare a vivere? La speranza, la fede, l’ispirazione e l’entusiasmo, che ci danno la gioia di vivere, sono forse i nostri beni più preziosi, e se li abbiamo, abbiamo tutto.
La cruda realtà è che, a livello materiale, non c’è speranza. Potremo avere dei pensieri positivi, formulare delle affermazioni fatte con determinazione, avere dei progetti speranzosi e fare piani elaborati, ma alla fine tutto va in pezzi a causa delle dure leggi della natura che inesorabilmente ci travolgeranno. La vera speranza può venire solo da una profonda spiritualità. Questa dimensione trascendente ci fa avere un traguardo più profondo, sentiamo una presenza divina e un’irresistibile energia che cambia completamente la nostra prospettiva. Una volta un maestro aveva descritto la realtà spirituale come la realtà dalle ‘possibilità illimitate’. Mi disse che se sarò paziente, potrò vedere che la bellezza dei piani divini va molto oltre quella dei nostri sogni più ambiziosi. Mi ero commosso, mi aveva dato speranza, e col tempo mi sono reso conto della potenza di quella affermazione. C’è molto di più della nostra mente, di questa nostra vita e di questo mondo, e quando ci risvegliamo a questa realtà, viviamo pieni di speranza.
Nonostante non ne sono degno, sono stato benedetto con insegnanti e amici che hanno riempito la mia vita di speranza. Mi hanno dato una visione spirituale e delle generose dosi di incoraggiamento a ogni passo. Non riesco a credere a chi dice che si è fatto da sé, noi siamo il frutto della misericordia; è una riflessione che ci rende umili, e ora mi rendo conto che si tratta forse del più grande dono che possiamo fare a qualcuno, il dono della speranza spirituale.
Questo mi ha fatto ricordare una storia, la storia di due primi ministri. Dopo aver incontrato il primo, ve ne andate pensando: “Quell’uomo è meraviglioso!” Dopo aver incontrato il secondo, lo lasciate pensando: “Forse potrei fare anch’io qualcosa di meraviglioso!”
Questa è la differenza tra un amico e un grande amico: i grandi amici danno incoraggiamento, energia e speranza, e ci danno la visione di un futuro più luminoso. Potessimo sempre incontrare delle anime così grandi, e potessimo condividere con molti altri la speranza che essi ci danno. E come ci ha ricordato Nelson Mandela: “Che le nostre scelte di vita riflettano le nostre speranze, non le nostre paure.”
Sutapa das
(dal sito ISKCON news)