Questo saggio è tratto dal libro “L’arte dell’insegnamento” di Burijana dasa. È stato scritto per gli insegnanti di gurukula, ma è ugualmente applicabile a tutti i devoti.
Gli insegnanti che desiderano avere successo nel loro servizio devono coltivare la modalità della virtù. Ma aspettate un attimo! Sento delle voci di protesta da parte di devoti che si sforzano sinceramente di servire il loro Signore con passione. Non stanno forse dicendomi che non c’è bisogno della virtù? Non affermano con enfasi che i devoti sono trascendentali alle tre influenze della natura materiale? Una volta Srila Prabhupada aveva risposto proprio a questa domanda dopo una conferenza domenicale al 26 Second Avenue. Prabhupada finì di parlare e io alzai la mano e pronunciai le mie prime parole al mio maestro spirituale. Non ero molto sottomesso. “Svamiji, nella tua lezione hai detto che i devoti sono nella virtù. Ma pensavo che i devoti fossero trascendentali all’influenza della virtù.”
Anche se non avevo alcuna idea di cosa fosse il bene e nemmeno di cosa volesse dire trascendere il bene, scioccamente stavo cercando delle contraddizioni. Prabhupada mi rispose gentilmente: “Sì, i devoti sono trascendentali all’influenza della virtù, ma generalmente agiscono nell’influenza della virtù.” Per comprendere le implicazioni di questa affermazione, dobbiamo prima considerare la posizione di tutte le anime condizionate del mondo materiale. Secondo la Bhagavad-gita (18.60):
Preso dall’illusione, ora rifiuti di agire secondo le Mie istruzioni. Ma, costretto dalla tua stessa natura, dovrai agire ugualmente, o figlio di Kunti.
Al contrario, un puro devoto, che è continuamente impegnato nel servizio del Signore, non cade sotto il controllo delle tre influenze della natura materiale.
mam ca yo ´vyabhicarena
bhakti-yogena sevate
sa gunan samatityaitan
Brahma-Bhuyaya Kalpate
Colui che si impegna completamente nel servizio di devozione, senza mai deviare, trascende subito le tre influenze della natura materiale e raggiunge così il livello del brahman.
(Bg. 14.26)
Comunque la maggior parte dei devoti non sono completamente sotto il controllo delle influenze della natura materiale, nemmeno sono completamente trascendentali, e nemmeno sono sempre situati al servizio del Signore in ogni le circostanza. Questi devoti sono considerati trascendentali grazie alla misericordia del maestro spirituale che, attraverso la successione dei maestri, offre a Krishna il loro servizio di natura mista. Ma anche se un devoto non è situato su un piano trascendentale, proprio per il sincero servizio che compie al suo maestro spirituale, questo non significa che solo perché ha compiuto un atto trascendentale, lui o lei sono trascendentali. Che un Vaisnava immaturo a volte sia stato contagiato dalle influenze della natura materiale è stato confermato da Srila Prabhupada in una conversazione del 1976 a Vrindavana: “Essere Vaisnava non è così facile, altrimenti perché stanno cadendo?”
Nella sua spiegazione alla Bhagavad-gita (2.45), Prabhupada afferma:
Finché esiste il corpo materiale, le nostre azioni e le loro conseguenze sono sotto il dominio delle tre influenze della natura materiale. L’uomo raggiunge la pace spirituale quando è perfettamente cosciente di Krishna e si affida completamente alla Sua volontà.
Come minuscole anime spirituali, siamo eternamente prakriti e siamo sempre controllati da Krishna o dagli agenti di maya, ovvero dalle tre influenze della natura materiale. “Krishna surya sama; maya haya andhakara” “Dio è luce. L’ignoranza è il buio. Dove c’è Dio non ci può essere ignoranza.” Come la corrente vicino alle rive di un fiume è più forte della corrente al centro del fiume, maya, attraverso le influenze della natura materiale, agisce con più vigore su quelle anime che stanno cercando di fuggire dal bel mezzo del fiume impetuoso della vita materiale. Quindi, è proprio in quei periodi bui che non dobbiamo arrenderci, quando siamo controllati dalle influenze materiali e la nostra posizione è precaria.
La virtù condiziona l’uomo alla felicità, la passione ai frutti delle azioni, e l’ignoranza alla follia.
(Bg. 14.9)
A causa del forte condizionamento dei guna, un’anima impura cede alle richieste della virtù, della passione e dell’ignoranza e trascura il suo vero interesse che è quello di amare Krishna. Sebbene tutte e tre le influenze ci vincolano, le influenze della passione e dell’ignoranza ci legano ancora più strettamente. Ci riempiono di desideri intensi, di follie e di giudizi errati. La Bhagavad-gita lo conferma quando descrive la comprensione che si ottiene da ciascuna delle influenze della natura:
O figlio di Pritha, quell’intelligenza che permette di distinguere ciò che si dovrebbe fare da ciò che non si dovrebbe fare, ciò che è da temere e ciò che non lo è, ciò che incatena e ciò che libera, è sotto l’influenza della virtù.
Ma l’intelligenza che non distingue la via della religione da quella dell’irreligione, né distingue ciò che si dovrebbe fare da ciò che non si dovrebbe fare, quest’intelligenza imperfetta, o figlio di Pritha, è sotto l’influenza della passione.
E quell’intelligenza che scambia l’irreligione per religione e la religione per irreligione, che è dominata dall’illusione e dalle tenebre, che si volge sempre nella direzione sbagliata, o Partha, è sotto l’influenza dell’ignoranza.
(Bg. 18.30-32)
Anche se da devoti, stiamo certamente svolgendo un servizio devozionale, nel nostro servizio tendiamo ad avere delle tracce di passione e di ignoranza che vengono dai nostri condizionamenti. La storia ha persino dimostrato che l’intera via trascendentale che discende attraverso gli acarya può essere toccata dalle influenze della natura. Dovremmo quindi evitare che questo ci accada prendendo sul serio il metodo della coscienza di Krishna e contemporaneamente proteggendoci dalla passione e dall’ignoranza. Se esaminiamo le seguenti caratteristiche della passione e dell’ignoranza menzionate nella Bhagavad-gita, è facile capire perché esse dovrebbero essere evitate:
Passione: grande attaccamento, attività febbrile, sforzo intenso, essere incontrollati, avere desideri intensi, il non essere mai soddisfatti della propria posizione, l’attaccamento familiare, l’avidità, il desiderio di onore, l’esecuzione di sacrifici per ottenere rispetto e onore e anche le tendenze speculative.
Ignoranza: stravaganza, essere privi di un traguardo, inerzia, follia, angoscia, fare uso di sostanze stupefacenti, illusione, sonno eccessivo, degrado, pigrizia, il rinunciare a quelle attività intese al benessere spirituale e ricercare la felicità senza considerare i suoi effetti sul proprio progresso spirituale.
Distinguere fra le caratteristiche della passione e dell’ignoranza e quelle della vera devozione è tanto importante per un devoto quanto è per un giardiniere distinguere una pianta infestante da quella che dà fiori. La mancanza di discriminazione può far si che un devoto nutra solo le lussureggianti erbacce del karma e del jñana piuttosto che la vera pianticella del servizio di devozione. Praticando rigorosamente le regole della sadhana-bhakti, tutte le buone qualità di un devoto si svilupperanno automaticamente. Ma se permettiamo alle erbacce di maya di crescere insieme al nostro servizio devozionale, la bhakti-lata non crescerà correttamente. Quindi quelle tendenze simili alle erbacce, causate dai condizionamenti della passione e dell’ignoranza dovrebbero essere sradicate e si dovrebbe aderire rigorosamente al processo della coscienza di Krishna, agendo nell’influenza della virtù:
..Gli uomini consapevoli dell’importanza della forma umana devono situarsi nella virtù, per poi superare le tre influenze della natura materiale grazie alla compagnia di anime elevate, e stabilirsi nella coscienza di Krishna, fine ultimo della vita umana.
(Spiegazione di Srila Prabhupada Bg.14.15)
Dopo aver esaminato le caratteristiche dalla passione e dell’ignoranza, è facile vedere che queste modalità, se integrate nel nostro servizio devozionale, sono un disturbo. Krishna dirige sempre il suo puro devoto, ma poiché il puro devoto non è disturbato dagli intensi desideri della passione o dalla folle ottusità dell’ignoranza, può evitare la loro influenza e affidarsi ai suggerimenti di Krishna. Finché l’interazione di passione e ignoranza interferisce con il nostro servizio devozionale, la nostra resa sarà incompleta. Pertanto, come diceva Prabhupada al 26 della Second Avenue, i devoti “Generalmente agiscono nella virtù”. Lo Srimad-Bhagavatam (1.2.19) conferma che la modalità della virtù è generalmente la situazione nella quale si trova il devoto:
Appena il servizio di devozione si stabilisce in modo irrevocabile nel cuore. Gli effetti della passione e dell’ignoranza, come la lussuria, il desiderio e l’avidità, svaniscono dal cuore. Il devoto si situa allora nella virtù e diventa completamente felice.
L’effetto del servizio in devozione si manifesta con la completa eliminazione degli effetti della passione e dell’ignoranza.
Ma non è che le contaminazioni della passione e dell’ignoranza ci squalificano dal prestare servizio devozionale; il maestro spirituale con la sua esperienza ci eleva alla virtù.
Lo Srimad-Bhagavatam (1.2.24) afferma che delle tre modalità, la virtù è la migliore, perché permette di realizzare la Verità Assoluta.
Spiegazione di Srila Prabhupada:
Come abbiamo appena spiegato, l’uomo può sfuggire al condizionamento dell’esistenza materiale praticando il servizio di devozione al Signore Supremo. Questo verso aggiunge che per essere adatti a praticare il servizio di devozione bisogna dapprima elevarsi al piano della virtù (sattva). Su questa via si presentano degli ostacoli, ma con la guida esperta del maestro spirituale tutti possono gradualmente raggiungere questo livello, anche partendo dall’ignoranza (tamas). Un maestro spirituale esperto può guidare il discepolo qualunque sia il suo livello, ignoranza (tamas), passione (rajas) e virtù (sattva). L’aspirante sincero deve dunque avvicinare tale acarya per essere guidato nella sua ascesa verso la virtù.
Non dovremmo essere confusi e pensare: “Non è necessario che io agisca nella virtù; io sono trascendentale.” Invece dovremmo apprezzare la virtù come uno stato desiderabile di coscienza nella quale agire.
Si dovrebbe coltivare l’influenza della virtù seguendo rigorosamente i principi della sadhana-bhakti, leggendo regolarmente i libri di Prabhupada (srnvatam katha Krsna, punya-sravana kirtana) ed eliminando le tracce dei desideri in passione e in ignoranza. Dobbiamo anche tenere presente che Srila Prabhupada, piuttosto che denigrare la virtù come “Solo una caratteristica materiale”, spesso equiparava la virtù direttamente alla coscienza di Krishna:
La persona intelligente che pratica la rinuncia, ed è situata nella virtù, che non prova avversione per l’azione sfavorevole né si attacca all’azione favorevole, non ha dubbi sul modo di agire.
(Bg. 18.10)
Certo, coltivare solo la virtù è pericoloso: si può diventare condizionati o limitati da essa. Quindi bisogna sempre tenere presente che il suo scopo è solo quello di servire Krishna. Diventare “buoni”, oppure dei brahmana, o qualsiasi altra cosa diversa dall’essere un puro servitore di Krishna è solo maya. Lo Srimad Bhagavatam afferma chiaramente questo punto.
…non potete soddisfare Dio, la Persona Suprema, diventando perfetti brahmana, esseri celesti o grandi saggi, né raggiungendo la perfezione nell’ambito del cerimoniale o dell’erudizione […] non si può nemmeno soddisfare il Signore con la carità, l’austerità, il sacrificio, la pulizia o i voti. Il Signore è soddisfatto soltanto di chi ha per Lui una devozione pura e incrollabile. […]
(S.B. 7.7.51-52)
La Bhagavad-gita afferma anche il pericolo di coltivare l’influenza della virtù in quanto si può essere condizionati dalla felicità che essa offre. Si può diventare pieni di orgoglio, pensando di essere migliori di tutti gli altri; o si può diventare compiaciuti e soddisfatti semplicemente di essere degli intellettuali. Nonostante questi pericoli, gli insegnanti devono accettare le istruzioni di Krishna sull’impossibilità di diventare trascendentali dalla posizione fortemente contaminata della passione e dell’ignoranza. Quindi la virtù, pur essendo respinta come fine a se stessa, dovrebbe essere accolta dai devoti come il punto di partenza verso il puro servizio devozionale. In conclusione, per mostrare come l’influenza della virtù può aiutare il nostro progresso in coscienza di Krishna, ecco un elenco di alcune delle caratteristiche della virtù elencate nella Bhagavad-gita. È facile vedere come queste caratteristiche siano essenziali per i devoti che aspirano a diventare dei bravi insegnanti. In pratica, queste qualità sono essenziali per ogni devoto che desidera rendere del puro servizio devozionale.
Le caratteristiche del sattva guna:
Il risultato delle seguenti tre austerità, quando vengono praticate con fede per soddisfare il Supremo e senza aspettarsi dei vantaggi materiali l’austerità nella virtù.
Austerità del corpo:
- adorare il Signore Supremo
- adorare i brahmana
- adorare il maestro spirituale
- adorazione i genitori
- la pulizia
- la semplicità
- la non violenza
- il celibato
L’austerità della parola:
- pronunciare delle parole che siano veritiere
- parlare in modo piacevole
- parlare di argomenti utili e necessari
- utilizzare un linguaggio che non agiti gli altri
- recitare regolarmente i testi vedici
Le austerità della mente:
- la soddisfazione
- la semplicità
- la gravità
- l’autocontrollo
- la purificazione della propria esistenza
Un brahmana è situato nella virtù.
Egli è:
- tranquillo, calmo
- auto controllato
- austero
- puro
- tollerante
- onesto
- esperto
- saggio
- religioso
Chi è virtuoso dà in carità:
- in un determinato momento
- una persona adatta
- in un luogo degno
Chi è virtuoso ha una determinazione incrollabile che:
- controlla le attività mentali
- controlla le attività della vita
- controlla le attività dei sensi
Chi è virtuoso conosce quello dovrebbe e non dovrebbe essere fatto.
Chi è virtuoso svolge il suo dovere:
- senza falso ego
- con grande determinazione
- con entusiasmo
- senza perdere l’equilibrio in caso di successo o di fallimento
- solo perché dovrebbe essere fatto
- senza temere di dover subire dei disagi
si reca rispettosamente al tempio semplicemente per offrire i propri rispetti alla Divinità.
Chi è virtuoso è attratto da alimenti che:
- aumentano la durata della vita
- purificano la mente
- aumentano la forza corporea
Chi è virtuoso è felice:
- perché non è influenzato da sofferenze materiali
- perché sa di essere libero dalle reazioni materiali
da ciò che lo risveglia alla realizzazione de sé
- Chi è virtuoso è libero dalle illusioni.
- Chi è virtuoso sa di essere un anima spirituale, diversa dal corpo.
Chi è virtuoso:
- non odia le situazioni che mettono a disagio il suo corpo
- non odia un attività sfavorevole
- non si attacca a un attività favorevole
Chi è virtuoso non ha dubbi sull’agire.
Chi è virtuoso rinuncia:
- alle compagnie materiali
- all’attaccamento ai frutti del suo lavoro
I sacrifici della persona virtuosa sono:
- secondo la direzione delle Scritture
- una questione di dovere
- fatti senza desiderare nessuna ricompensa
Chi è virtuoso comprende le cose nella loro corretta prospettiva.
veramente un bell’articolo, anche tradotto molto bene!