Sono arrivato in America nel weekend del Memorial Day. Il Memorial Day è il giorno in cui vengono ricordati tutti quei soldati americani che nel corso dei secoli hanno compiuto il supremo sacrificio per il loro Paese. Avevo appena partecipato a un evento simile a Mosca, e quel giorno si chiama il Giorno della Vittoria. Ogni anno il popolo russo commemora la vittoria sui nazisti nella seconda guerra mondiale organizzando una parata militare nella Piazza Rossa con migliaia di soldati e un infinito numero di armamenti e canzoni patriottiche. Il fervore patriottico si percepiva in tutto il Paese.
Mentre arrivo all’aeroporto di Newark diretto al Sadhu Sanga Retreat di Boone, nella Carolina del Nord, sono vestito in abiti vaisnava e rifletto sul fatto che l’atmosfera del Memorial Day in America è molto diversa da quella della Russia nel Giorno della Vittoria. Anche se ci sono delle cerimonie ufficiali a Washington e in altre parti del Paese, la maggior parte della gente sembra più propensa a godersi il caldo clima primaverile di quel fine settimana. Sento parlare del sollievo di non essere al lavoro, delle feste e delle riunioni di familiari alle quali le persone avrebbero partecipato.
Una voce alle mie spalle interrompe i miei pensieri sui differenti sentimenti nazionalisti dell’America e della Russia.
“Ehi tu, come sei vestito?”
L’esperienza mi ha insegnato a ignorare chi è maleducato, specialmente quando sono da solo, e non mi giro nemmeno.
“Hei! Sto parlando con te! Tu con la testa calva e la coda di cavallo.”
Mi giro e vedo un gruppo di otto giovanotti ben vestiti e un uomo un po’ più anziano.
“Allora?” Mi dice uno dei giovani. Capisco che è quello che mi ha chiamato.
“Sono un monaco, seguo una tradizione spirituale dall’India.”
“Frankie,” dice uno dei giovani al mio interlocutore, “Dev’essere uno di quegli Hare Krishna che cantano per le strade di New York.” “Quelli che chiedono l’elemosina “, dice un altro. “Non lavori? “mi dice il primo giovanotto. “Paga almeno tasse, fai qualcosa di buono per il tuo Paese.”
Rifletto se devo impegnarmi o meno a rispondere alle sue provocazioni, poi rispondo: “Ho servito il mio Paese. Ero nel corpo dei Marines durante la guerra del Vietnam.”
“Quindi eri nel Nam? ” Sembra sorpreso.
“No. Alla fine non ho combattuto nel Nam. Ma ho dato almeno due anni al mio Paese. E tu?”
“Io, bè… io …”
“Lascialo in pace.” L’uomo più anziano lo interrompe con un forte accento italiano: “Ha fatto la sua parte.”
Poi muove leggermente la testa e mi dice: “Vieni qua.”
Ci allontaniamo dal gruppo e mi dice: “Apprezzo quello che hai fatto nell’esercito. Hai il diritto di scegliere la religione che vuoi.”
“Grazie.”
“Stai andando al punto di imbarco?”
“Esatto, il mio volo parte tra due ore.”
“Allora vieni con noi, c’è l’Admiral Club proprio dietro l’angolo. Puoi stare con noi per un po’.”
All’entrata del club, l’addetta della reception chiede a tutti le tessere. “Mi dispiace,” le dico. “Non c’è l’ho.”
“Allora non può entrare.”
L’uomo più anziano le dice. “Cosa vuol dire non può entrare? Questo è il weekend del Memorial Day. Lui è stato nell’esercito. E’ questo il rispetto che mostrate ai nostri soldati?”
“Ci sono rimasto solo per due anni”
“Indossavi l’uniforme, no? E’ più di quello che hanno fatto questi lazzaroni che stanno con me.”
Rivolgendosi alla receptionist le dice: “Lascialo entrare.”
“Mi dispiace davvero, signore, è la politica della società, non viene permesso a nessuno di entrare senza la tessera di socio, a meno che un membro paghi per la persona per farlo entrare.”
“Quanto è?”
“100 dollari.” Senza batter ciglio, le dà un biglietto da cento dollari. Entriamo.
“Vuoi del caffè?” Mi chiede l’uomo più anziano.
“No, grazie”,
“Dei croissant?”
Esito.
“Frankie, vai subito a prendere dei croissant”.
Mentre Frankie si alza e corre verso il buffet, ho l’impressione che il mio ospite sia una persona importante.
Gli dico: “Posso chiederti chi sei e cosa fai?”
Il gruppo di giovanotti guarda verso l’uomo più anziano, che fà un lieve sorriso.
Con il suo accento italiano mi risponde: “Oh..non importa”
Penso che forse dica così per umiltà, così gli ripeto: “No, mi piacerebbe davvero saperlo.”
Uno dei giovani alza la voce: “Il capo ha detto che non puoi saperlo!”
“Ragazzi, ragazzi” prosegue l’uomo più anziano. “Andate via, voglio parlare con questo signore.”
“Come ti chiami?”
“Mi scusi, non mi sono presentato. Può chiamarmi Swami. “
“Swami?…È il tuo nome?”
“È il mio nome spirituale.”
“Il tuo nome Hare Krishna?”
Quando annuisco mi dice: “Conosco Krishna. Quando ero giovane andavano al mercato vestiti con le loro tonache per raccogliere della frutta e della verdura. Mio padre li aveva presi in simpatia e diceva a tutti i venditori di dargli tutto quello che gli era rimasto alla fine della giornata, e questo è andato avanti per anni. Quando avevo 10 anni, li vedevamo cantare per le strade del centro. Mi sono incuriosito e ho iniziato a seguirli, ma mio padre mi ha afferrato e mi ha detto: ‘Non fa per te, tu hai la tua famiglia’ ma ora siamo qui, e ho alcune domande che le devo chiedere.”
“Certo, vada avanti.”
“Ho perso molti amici nel corso degli anni. Alcuni di loro erano buoni, molti no. Voglio sapere dove sono andati. Sai, come dice la reincarnazione. “
Sono rimasto sorpreso: “Lei crede nella reincarnazione?”
“Sì, In effetti si”
“OK. Bene, tutto inizia quando capiamo che non siamo questi corpi. Siamo l’anima che vive nel corpo, come un passeggero si trova dentro un’auto. Quando il corpo muore, l’anima si muove. A seconda delle nostre azioni durante la nostra vita e dei nostri desideri al momento della morte, nasciamo in un altro corpo all’interno di un’altra famiglia. “
“E le anime cattive?”
“Beh, nascono in circostanze sfortunate”
“Che tipo di circostanze sfortunate?”
“Come in condizioni di povertà, o con poche o nessuna possibilità di ricevere un’istruzione. Oppure possono essere soggette a malattie o a situazioni traumatiche per tutta la vita.”
Si siede in silenzio come per riflettere.
Io gli dico: “Si chiama karma, è la reazione alle nostre azioni. Ma queste reazioni possono essere fermate cantando il nome di Dio.”
“Puoi fermare le reazioni con il nome di Dio? Qual’è il Suo nome?”
“Uno dei nomi di Dio è Krishna”
“E’ quello che cantate fuori dalla metropolitana, ma perché vi sedete per terra?”
“Mi scusi?”
“Perché vi sedete per terra? E’ così sporco. Costringe tutti a guardarvi dall’alto in basso. Se devi dare un messaggio devi guardare le persone dritto negli occhi. Ditelo ai vostri responsabili.”
“Va bene.”
“Scusi un minuto, devo andare al bagno.”
In sua assenza, i giovanotti mi rivolgono la loro attenzione.
“Frankie vuole sapere se hai qualche prova che eri nell’esercito”, dice uno dei ragazzi. “Vogliamo veramente essere sicuri che non stai imbrogliando il capo.”
“Perché dovrei farlo?”
“Mostraci qualche prova.”
“Cosa posso mostrarvi?”
“Un documento”
“Un documento?”
Sorrido, anche se il giovane sembra fare sul serio.
“Sono passati 48 anni!”
Mi risponde: “Questo non è uno scherzo”
Poi mi viene in mente qualcosa.
“Aspetta.” Accendo il mio computer e cerco nelle mie mail finché trovo quello che mi serve.
“Guardate, è un messaggio dal Corpo dei Marines per il mio compleanno. Ogni anno il 20 maggio mi contattano immancabilmente.”
Leggo ad alta voce:
“Hello Swami. Oggi, noi del Corpo dei Marines alla USMC Community, vogliamo augurarti un buon compleanno! Semper Fie! “
Frankie sembra rimanere colpito. “Che cosa significa Semper Fie?”
“Significa fedele a Dio, al Paese, alla famiglia e alla tua unità combattente.”
“Ei un attimo… ma tu non eri un monaco! Come mai ti chiamano Swami”?
“Immagino che seguano la mia vita”, gli dico sorridendo. “È una cosa di famiglia. Capisci cosa intendo?”
“Sì, lo so. So cosa vuoi dire. Noi la chiamiamo omertà. Significa che siamo vincolati dal codice del silenzio e del segreto. E’ un codice d’onore.”
Mi si rizzano i peli sulle braccia e sento un brivido lungo la schiena perché conosco quel termine. E’ un termine di Cosa Nostra, la mafia siciliana.
Frankie si avvicina e guarda la mail. “E’ vero” e lo conferma con agli altri.
Quando torna il capo, tutti i giovani tranne Frankie si allontanano di nuovo. Mentre lui un po più distante ascolta qualcosa della nostra conversazione, parlo con il capo di filosofia per un’altra ora fino a quando arriva il momento di salutarci.
“Devo prendere il volo.”
“OK, ma prima di andare, voglio scusarmi per il modo in cui i miei ragazzi ti hanno parlato.”
“Non preoccuparti, a volte succede.”
“Guarda, se hai bisogno di aiuto chiamami,” e mi da un un pezzetto di carta.
Esito.
“Dico sul serio. Se qualcuno ti mette nei guai, ti aiuterò.”
“Veramente noi non agiamo in questo modo.”
“Prendilo!” Mi dice Frankie. “Non discutere con il capo!” e scuote la testa contrariato mentre prendo il pezzetto di carta.
Poi il capo mi dice: “Memorizza il numero e poi buttalo via.”
“Va bene, è stato bello incontrarvi.”
“Il piacere è stato nostro”, dice il capo.
Uscendo dall’Admiral Club, memorizzo il numero e poi getto via il pezzo di carta nella spazzatura e penso “Wow…incredibile!”
Quando arrivo al punto di imbarco, si sente un annuncio, il volo avrà mezz’ora di ritardo.
Recito sommessamente il maha mantra sulle mie perline quando noto che Frankie mi osserva da 30 metri di distanza. Gli faccio cenno di avvicinarsi.
E gli dico: “Cosa succede, Frankie?”
“Swami, il capo mi ha detto di vegliare su di te fino a quando non sali sull’aereo, ti vuole proteggere.”
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“Un vaisnava è sempre il benefattore di tutti. I Sei Gosvami, per esempio sono descritti in questo modo: dhiradhira janapriyau. Erano amati sia dalle persone oneste che dai briganti. Un vaisnava dev’essere equanime con tutti, indipendentemente dalla loro posizione. Atmavat: un vaisnava dovrebbe essere come il Paramatma. Isvara sarva-bhutanam hrd-dese ‘rjuna tisthati. Il Paramatma non odia nessuno … Come la luna non rifiuta mai di distribuire i suoi piacevoli raggi persino sulla casa di un candala, così un vaisnava non si rifiuta mai di agire per il benessere di tutti. “
[Srimad Bhagavatam 7.4.32, spiegazione di Srila Prabhupada]
(da Traveling monk, il diario di Indradyuman Swami)