Durante il mese di giugno ho visitato il tempio ISKCON a Skopje, nel nord della Macedonia. La Macedonia è un paese piccolo e isolato che si trova nell’Europa sud-orientale ed ha una popolazione di soli 2,7 milioni di abitanti. Sono stato invitato a tenere una conferenza e un kirtan al Festival Internazionale dello Yoga, lo Yoga Day. Nel recarci al luogo del festival, mentre eravamo fermi a un semaforo, accanto alla nostra auto si ferma un carro trainato da cavalli guidato da un ragazzo e che trasporta una famiglia di zingari. Prendo subito la mia macchina fotografica perché voglio catturare quell’immagine tra il vecchio e il nuovo. Il ragazzo zingaro è rimasto infastidito dalla macchina fotografica; e salta giù dal carro e corre verso di me, con il pugno alzato.

“Per favore, non offenderti”, gli dico. “Io ho molto rispetto per voi.”

“Veramente?” e abbassa il pugno.

“Sì, una volta sono stato attaccato da alcuni teppisti e i tuoi fratelli zingari si sono fatti avanti per difendermi. Mi hanno letteralmente salvato la vita.”

“Ha… ho capito… allora va bene.” E poi torna sul suo carro e prosegue per la sua strada.

Quando il semaforo diventa verde, il mio autista, Prema-vilas dasa mi chiede: “Veramente degli zingari ti hanno salvato la vita?”

“Si. In Francia negli anni ’70 una banda di teppisti in moto, erano in 10, ha attaccato il nostro gruppo di sankirtan, noi eravamo in sette, accampati vicino a un fiume nei pressi di Marsiglia. Un mattino presto sono venuti da noi con delle mazze da baseball e delle catene di ferro, non avremmo avuto scampo. Ma un gruppo di zingari con cui avevamo fatto amicizia ci è venuto in soccorso con dei grossi bastoni, e avevano un aspetto di una ferocia che non avevo mai visto prima. Nei giorni seguenti siamo diventati tutti molto amici. Arrivato il momento di partire il capo degli zingari mi disse che io per lui ero come un suo fratello; si è tagliato un braccio con un coltello e mi detto che anch’io avrei dovuto fare lo stesso. Ero giovane e un po’ ingenuo e ho seguito il suo ordine. Abbiamo unito le nostre braccia per scambiarci il sangue; questa è una tradizione della comunità zingara fatta per sigillare un legame di fratellanza. Adesso in qualsiasi paese mi trovo, ogni volta che racconto questa storia a una comunità di zingari, mi accettano come uno di loro.”

Prema-vilas: “Wow!”

Continuo: “A dire il vero ho diversi discepoli zingari in tutto il mondo, e alcuni di loro sono tra i miei migliori discepoli.”

Prema-vilas: “Abbiamo una grande comunità di zingari qui a Skopje, ma non ci fidiamo molto di loro; mendicano ai semafori e alcuni di loro rubano.”

“In ogni etnia ci sono delle persone con delle cattive abitudini. Ma alla fine siamo tutte anime spirituali, parti integranti di Krishna. Hai mai provato a condividere la coscienza di Krishna con la comunità zingara?”

La sua risposta è molto intensa: “Assolutamente no!”

“Allora è il momento di contattarli.” E cito un famoso verso dello Srimad Bhagavatam:

kirata-hunindhra-pulinda-pulkasa

abhira-sumbha yavanah khasadayah

ye ‘nye ca papa yad-apasrayasrayah

sudhyanti tasmai prabhavisnave namah

“Kirata, Huna, Andhra, Pulinda, Pulkasa, Abhira, Sumbha, Yavana, membri delle razze Khasa e persino altre persone dedite ad attività peccaminose possono essere purificate se prendono rifugio nei devoti del Signore, grazie al Suo potere supremo. Offro a Lui i miei rispettosi omaggi.”

[Srimad Bhagavatam 2.8.14]

“Ricorda che questo verso include te e me tra le razze peccaminose!”

Prema-vilas sembra pensieroso. “Come faremo a metterci in contatto con gli zingari della Macedonia?”

“Andremo direttamente in alto. Dobbiamo scoprire chi sono i capi della comunità zingara. Inizieremo visitandone uno e offrendogli i nostri servizi.”

Prema-vilas: “Che tipo di servizi?”

“Possiamo proporre di aiutare la loro comunità dando loro del cibo, se ne hanno bisogno, oppure possiamo aprire un ristorante vegetariano, possiamo avviare un piccolo centro yoga dove poi introdurre delle lezioni di Bhagavad gita e il kirtan. Possiamo organizzare regolarmente degli harinam nella loro area e possiamo fare amicizia con loro.”

Prema-vilas: “Pensi veramente che funzionerà?”

“Funziona ovunque nel mondo senza eccezioni. Poi cantare Hare Krishna è il dharma proprio per l’era di Kali. Deve funzionare! Fai qualche ricerca e torna da me. Mi piacerebbe incontrare uno dei loro capi. Gli mostrerò il segno della fratellanza che mi è rimasto sul braccio.”

La mattina dopo Prema-vilas mi chiama.

“Maharaja, ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che il capo più influente della comunità zingara della Macedonia si chiama Shaban Saliu. È a capo di un partito politico che rappresenta gli zingari. Poiché formano un buon serbatoio di elettori, la sua posizione è molto forte nel Paese.”

“Chiamalo immediatamente e digli che un leader del nostro movimento vorrebbe incontrarlo per offrire il nostro aiuto al suo popolo.”

Dieci minuti dopo Prema-vilas richiama.

“Il Sig. Saliu mi ha detto che sarebbe molto felice di conoscerti.” Prema-vilas sembra scioccato.

“Fantastico, quando?”

Prema-vilas: “Adesso. Ti invita a casa sua.”

“Wow! Fantastico! Prendi con te alcuni devoti e partiremo tra un’ora.”

Mezz’ora dopo Prema-vilas mi richiama.

“Ho trovato solo 4 devoti che vogliono andarci. Gli altri sono un po’ titubanti. A parte un grande mercato che visitiamo occasionalmente nella loro zona, non ci siamo mai veramente avventurati nella comunità zingara anche se è appena fuori città.”

“Quattro devoti andranno bene. Cerca di trovare una ghirlanda, dei dolci e anche una Bhagavad Gita.

I devoti sono silenziosi e irrequieti mentre ci avviamo verso la comunità zingara. La gente ci fissa.

“Andrà tutto bene. Il Signore Nityananda ha predicato in situazioni così e ha sempre avuto successo!”

In piedi accanto al cancello all’indirizzo che ci era stato dato troviamo un gentiluomo ben vestito. Scendo dall’auto e lui si fa avanti e mi stringe la mano con un grande sorriso.

“Benvenuti nella nostra comunità. Sono Shaban Saliu. Puoi chiamarmi Shaban.”

“Sono onorato di incontrarti.”

“Per favore, vieni a casa mia.” Mi prende per mano e mi accompagna a casa sua. “Dobbiamo andare di sopra. Spero che le scale non siano un problema.”

Non avrei mai potuto immaginare quello che vedo salendo per la scala di Shaban. Dei bellissimi dipinti di Radha e Krishna sono allineati sulle pareti fino all’entrata di casa. Nel soggiorno, altri dipinti di Krishna: Krishna che suona il suo flauto, Krishna che danza con le gopi e Krishna che si diverte nella foresta di Vrindavana.

“Allora, fai parte di una tradizione spirituale?” mi dice, indicandomi il divano.

“Si.” E intanto i miei occhi guardano i dipinti. “Il nostro movimento è una delle più antiche tradizioni spirituali del mondo. Si basa su una scrittura autentica che si chiama Bhagavad Gita e che è stata enunciata in India da Krishna 5.000 anni fa. Credo di poter aiutare la tua comunità in molti modi. Per lo stress e l’ansia, possiamo insegnare lo yoga e la meditazione; cantiamo anche un inno spirituale composto da vari nomi di Dio che purifica rapidamente il cuore e risveglia l’amore per il Signore, si chiama mantra Hare Krishna. Possiamo anche offrire del cibo benedetto alle persone della tua comunità che ne hanno bisogno. Alcuni dei nostri volontari possono anche cooperare con i giovani per diminuire il crimine e la violenza.”

“Cosa posso dire? Sono completamente al tuo servizio. Ti darò tutti i miei contatti politici. Non esiste città in questo Paese in cui non ho dei contatti. Se vuoi aprire una scuola materna o fare qualcosa per l’istruzione primaria, sei libero di condividere il tuo stile di vita e la tua saggezza con i nostri figli. Conosco i vostri canti e la vostra canzone. Nel 1988 ho visto delle persone come te cantare ogni sabato all’angolo di una strada qui a Skopje. La cosa è andata avanti per molti anni. C’erano tre ragazzi e tre ragazze. Alcuni suonavano un tamburo e altri dei piccoli cembali.”

“Sì, e viene tutto dall’India.”

“Ah, la mistica India…”  e chiude gli occhi. “Sono andato in India e ho trascorso lì un paio di settimane. Sono affascinato da quel Paese. Ho capito che le mie radici sono lì. In realtà ho avuto la sensazione che fosse la mia casa.”

“Davvero?”

“Sì! e ho fatto anche alcune ricerche. Sono laureato in giurisprudenza e sai cosa ho scoperto? Ho scoperto che il mio popolo, gli zingari rom, originariamente venivano dall’India. Ho incontrato uno studioso in una università che ha scritto un libro dal titolo The Lost Children of India dove descrive in dettaglio come il mio popolo emigrò in Europa nell’undicesimo secolo dalla parte settentrionale dell’India per cercare una futuro migliore e per sfuggire ai crescenti attacchi dei musulmani. Prove storiche e archeologiche dicono che i rom abitavano negli stati del Punjab, in Haryana, nel Sindh e nel Rajasthan. Alcuni studiosi affermano che facevamo parte della comunità Dalit, che è una minoranza etnica ancora presente in India.”

“So tutto questo.” Poi una signora dall’aspetto distinto entra nel soggiorno.

“Questa è mia moglie, Mirdita; ha appena completato il suo Master in Giornalismo.”

“Sono onorato di conoscerla,” e le stringo la mano. Puoi chiamarmi Maharaja.”

“Maharaja, è la prima volta che visiti la nostra comunità?”

“Sì. Siamo venuti per servire la tua gente. Tuo marito e io abbiamo appena discusso del fatto che abbiamo un legame di fratellanza perché entrambe le nostre tradizioni vengono dall’India. Inoltre, una volta la mia gente è stata salvata dalla tua gente e siamo diventati fratelli di sangue con il capo di quel gruppo di zingari. Voglio aiutarvi in tutti i modi possibili.”

“Forse puoi iniziare presentando la tradizione spirituale Hare Krishna. La maggior parte degli zingari qui sono musulmani, ma credo che sarebbero interessati ai tuoi insegnamenti.”

Dò un’occhiata ai devoti che sono venuti con me; sono rimasti tutti praticamente a bocca aperta.

“Potremmo invitare i rom da tutta la Macedonia,” dice Shaban.

“Maharaj, puoi parlare e cantare la tua speciale canzone. Trasformerà la nostra comunità rom. Penso che alcuni di loro troveranno la loro strada grazie ai tuoi insegnamenti. Mi piace molto la vostra cultura. Possiamo collaborare insieme e insieme fare qualcosa ad un alto livello.”

“Grazie, Shaban, ho questo regalo per te.” E gli consegno una copia della Bhagavad Gita.

“Ho sentito parlare di questo libro, vedo che c’è persino il testo originale in sanscrito. Le radici della nostra lingua vengono dal sanscrito. Ora dimmi: chi è Krishna? So che è blu e so di essere sempre stato attratto da lui. Come puoi vedere ci sono i dipinti di Krishna che ho portato dopo la mia visita in India. Ho anche alcuni dipinti dei suoi amici. Penso che un suo amico si chiami Shiva. Gli altri sono Ganesh e Saraswati. Giusto?”

Annuisco e spiego a Shaban chi è Krishna e la differenza tra lui e gli esseri celesti che ha menzionato. Dopo aver discusso per più di un’ora, concludo dicendo: “Teniamoci in stretto contatto.”

Sorridendo mi dice: “Sì, certo. Maharaja, vorrei invitarti al matrimonio di mio figlio che si terrà tra un mese. Arriveranno circa 800 ospiti, tra cui molti illustri membri della società macedone. Sarà presente anche il leader del partito di opposizione. Mi piacerebbe che tu parlassi al matrimonio. Magari potresti parlare per una mezz’ora e cantare anche la tua canzone. Cosa ne pensi?”

“Ne sarei onorato, Shaban.” Mi sento veramente contento e sorpreso.

Mentre ci accompagna giù per le scale, guardo di nuovo i quadri e penso tra me e me: “Mio Signore, chi può capire i Tuoi piani? Tu sei il mistico supremo!”

“Poi parleremo di come creare una base di Hare Krishna qui nella nostra comunità Rom. Non solo a parole; dobbiamo fare qualcosa di tangibile. Può essere collegato alla cultura che condividiamo. Può ricordare agli zingari le loro origini e può anche facilitare le azioni della tua comunità. Costruiamo un edificio o un monumento che durerà per cento o duecento anni. Qualcosa di glorioso per rappresentare le nostre reciproche culture. Questa giornata nella quale ci siamo incontrati dovrebbe entrare nella storia dei ricordi collettivi della nostra gente.”

Mi prende entrambe le mani e dice calorosamente: “Sei vestito in modo meraviglioso! Prima di andare, facciamo una camminata per le strade della nostra comunità così puoi incontrare la mia gente. Possiamo anche fare qualche foto per ricordare questa giornata così importante.”

Mi insegna alcune frasi in lingua zingara mentre camminiamo. Quando saluto le persone con quelle parole, fanno un grande sorriso. Tutti conoscono Shaban e gli mostrano del rispetto. Siccome sono con lui, sono anche molto rispettosi verso di me. Un’ora dopo, quando poi ci separiamo, Shaban mi prende la mano un’ultima volta.

“C’è qualcosa che si chiama destino. Oggi il destino ci ha uniti. E tra un mese il destino ci riunirà di nuovo.”

“Certo. Il destino è nelle mani del Signore. Il modo in cui ci unisce per servirLo è oltre la nostra comprensione.”

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“Sono nato in una famiglia diversa, il mio Guru Maharaja è nato in una famiglia diversa. Chi avrebbe potuto immaginare che avrei trovato rifugio in lui? Chi avrebbe detto che sarei venuto in America? Chi avrebbe detto che voi ragazzi americani sareste venuti da me? Questi sono tutti piani di Krishna. Non possiamo capire come avvengono le cose.”

[Conferenza di Srila Prabhupada nel giorno della scomparsa di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, Los Angeles, 9 dicembre 1968].

(Diario di un monaco errante, Volume 15, Chapter 5 July 27, 2109)