Dobbiamo ricevere questa conoscenza dall’autorità. Qui, è Krishna che parla. Lui è l’autorità. Noi accettiamo Krishna, la Persona Suprema. La Sua conoscenza è perfetta. Egli conosce passato, presente e futuro.
Perciò Egli sta insegnando ad Arjuna:
Mio caro Arjuna, l’anima spirituale all’interno di questo corpo è eterna.
Questo è un dato di fatto. Proprio come posso capire che io esistevo in passato, ci sono nel presente, quindi devo esserci in futuro. Queste sono le tre fasi del tempo: passato, presente e futuro.
In un altro punto della Bhagavad-gita si legge: na jayate na mriyate va kadacit (BG 2.20).
L’essere vivente non è mai nato e nemmeno muore.
‘Na jayate’ significa ‘che non nasce’; na jayate na mriyate, e non muore mai. Nityah sasvato ‘yam, na hanyate hanyamane sarire. É eterno, sasvata, esiste da sempre.; na hanyate hanyamane sarire, con l’annientamento di questo corpo, l’anima non muore.
Ciò è confermato anche nelle Upanishad, i Veda:
nityo nityanam cetanas cetananam eko bahunam vidadhati kaman
(Katha Upanishad 2.2.13).
Dio è eterno, e anche noi siamo eterni. Noi siamo parti integranti di Dio.
Proprio come l’oro e il frammento di oro; entrambi sono oro. Sebbene io sia un frammento, una particella di oro o di spirito, tuttavia io sono spirito. Abbiamo questa informazione che sia Dio che noi esseri viventi siamo eterni. Nityo nityanam; nitya significa eterno.
Qui ci sono due parole. Uno è singolare, nitya, eterno, e l’altro è plurale, nityanam. Noi siamo il plurale. Eterni plurali. Non sappiamo quale sia la composizione numerica delle entità viventi. Sono descritti come asamkhya. Asamkhya significa incalcolabili. Milioni e miliardi.
Allora qual è la differenza tra questo singolare e il plurale? Il plurale dipende dal singolare: eko bahunam vidadhati kaman.
Il Singolare Eterno sta provvedendo a tutte le necessità vitali del plurale, noi esseri viventi.
(Da una lezione di Srila Prabhupada, Pittsburgh 8 settembre 1972)