Quando ero bambina, la mia famiglia aveva una piccola isola dove trascorrevamo le nostre estati. Non c’erano vicini, elettricità o acqua corrente. Sia che brillasse il sole o che piovesse, io e mio fratello ci tuffavamo nel lago, nuotavamo e giocavamo come un paio di trote. Una volta la settimana facevamo una gita in barca per comprare qualcosa da mangiare e poi mia madre faceva fermentare lo yogurt, il viili (una cagliata nordica) e il latticello di burro che tenevamo al fresco in un buco scavato nel terreno. A luglio i mirtilli selvatici e i mirtilli rossi circondavano il nostro cottage, e noi li mangiavamo direttamente dai cespugli. C’era un’isola più grande, vicino a noi, dove a ogni fine estate andavamo a raccogliere secchiate di fragole selvatiche, di lamponi e di funghi.
Raggiunta la pubertà, io e mio fratello ci siamo rifiutati di andare sull’isola. Non era più di moda, e noi non potevamo stare lontano dai nostri amici per tre mesi all’anno. Da adolescenti, vedevamo quella vacanza come una punizione e, durante la nostra ultima permanenza, avevo progettato di fuggire via dopo aver letto il libro di memorie di Henri Charrière, anche chiamato Papillon, che descriveva la sua fuga da una colonia penale della Guiana francese.
Vedendo la nostra resistenza, i miei genitori vendettero la casa estiva quando mio fratello aveva sedici anni e io, quindici. Mi ci sono voluti tre anni per rendermi conto della perdita che era stata. È stato allora che ho iniziato a fantasticare sulla vita in campagna.
Lo scorso dicembre, dopo aver vissuto in condizioni abbastanza primitive per otto mesi, la realtà della mia scelta di vita rustica mi sorprese. Una mattina presto, mentre stavo andando nel seminterrato a mettere della legna nella caldaia, mi sono resa conto che questo è il modo in cui più o meno passerò il resto dei miei giorni. L’idea di salire per le scale, curarmi del giardino, tagliare la legna e spalare la neve era diventata parte del mio essere, ma all’improvviso, mi apparve tutto così ordinario e persino oneroso! Per la prima volta, vidi che la cantina non era un santuario, ma un sotterraneo freddo e umido dove mi sedevo per due ore ogni alba, meditando mentre attizzavo il fuoco dopo ogni 108 ° mantra, e mentre un ragno dalle otto zampe strisciava su di me. Le pareti e il soffitto che avevo imbiancato in primavera erano già sporche di fuliggine. In preda al panico, mi sono chiesta se il fumo e il catrame mi avessero macchiato anche i polmoni. Sarò in grado di far fronte a queste austerità fino alla fine della mia vita? È stato un errore trasferirsi in questa casa di legno?
Ogni novità finisce.
Anche se è umano riporre in modo errato il desiderio di essere soddisfatti nell’ottenimento di oggetti materiali, di una posizione, di relazioni e di conquiste, mi preoccupa il fatto che spesso immagino che diventerò felice mangiando un altro pezzetto di cioccolato o avendo un paio di scarpe; o visitando l’Himalaya, o cambiando la mia visione del mondo, ottenendo una laurea o migliorando in modo significativo l’ultima versione di mio marito (scusami, caro)! Sfortunatamente non succederà perché l’anima che io sono sotto la carne, il sangue, le ossa, la mente e la ragione è pienamente compatibile solo con l’energia spirituale. La materia, per quanto ipnotizzante possa apparire, scorre su una frequenza diversa e temporanea che lascerà sempre l’anima affamata. Per quanto tempo continuerò a confondere queste cose e queste situazioni con la felicità?
La felicità è una sfida perché è una disposizione mentale, un’emozione fluttuante, in cui la sofferenza è momentaneamente assente. Come ogni stato di equilibrio, si capovolge facilmente sotto l’influenza di una forza opposta. La soddisfazione, d’altra parte, viene dal conoscere il sé e la relazione dell’anima con la natura, sia materiale che spirituale. Non è influenzata da circostanze esterne e da fattori temporali, in quanto si tratta di una convinzione profonda centrata sul vero sé e sullo scopo della vita.
Il pane tostato non è una delicatezza gastronomica, come la pizza e le crêpes che offrono una gratificazione istantanea, ma è una necessità che le persone nordiche hanno adottato e mantenuto per sopravvivere sin dal 500 D.C. Essendo un piatto dei poveri, riflette una stagione di raccolto breve e le difficoltà dell’inverno. Per me riassume (rispetto a qualsiasi altro pane) la differenza tra felicità e soddisfazione.
Nelle famiglie originariamente si cuocevano delle sottili fette di pane di farina di segale integrale, con sale e acqua, e le appendevano sotto il tetto. Oggi vengono usati vari cereali e semi.
Ecco le mie due ricette senza glutine:
Pane croccante di semi e di grano saraceno (per circa 15 pani)
Ingredienti per il pane di semi:
250 ml. di semi di girasole
125 ml. semi di zucca verdi
125 ml di semi di sesamo
4 cucchiai di semi di lino
5 cucchiai di semi di chia
1 cucchiaio di semi di finocchio
1 cucchiaio di rosmarino secco
1 cucchiaio di semi di kalonji
1 cucchiaino e mezzo di sale dell’Himalaya
4 cucchiai di burro chiarificato, olio o burro fuso
250 ml di acqua bollente
Ingredienti per il pane di grano saraceno:
625 ml. di farina di grano saraceno
2 cucchiai di semi di sesamo
2 cucchiai di semi di chia
1 cucchiaino e mezzo di sale dell’Himalaya
4 cucchiai di burro chiarificato, olio o burro fuso
325 ml. di acqua bollente
Metodo:
Per il pane con i semi, macinate finemente il rosmarino e tutti i semi, eccetto il kalonji. Aggiungere kalonji e sale, e aggiungete il ghi, l’olio o il burro fuso. Versate l’acqua bollente e mescolate bene finche’ il composto diventa omogeneo. Mettete da parte l’impasto per 10 minuti.
Per il pane croccante di grano saraceno mescolate la farina, i semi, il sale e il burro chiarificato, l’olio o il burro fuso. Versate l’acqua bollente e mescolate finche’ l’impasto diventa omogeneo. Mettete da parte l’impasto per 10 minuti.
Preparate delle palline e stendetele nel modo più sottile possibile. È più facile stendere l’impasto se lo mettete tra due fogli di carta da forno.
Cuocete il pane a 175 gradi fino a quando non e’ dorato.
Nota:
Potete variare la quantità dei semi a vostro piacimento e utilizzare altre spezie come il cumino invece di quello che ho suggerito. Aggiungendo più ghi, olio o burro, il pane diventerà più ricco e croccante. Invece dell’acqua, potete usare della panna acida o del latte (non devono essere bollenti).
Grazie.
Laksmi devi dasi
(dal sito purevege.com)