Come cambiare quest’anno? Bisogna impazzire!
Il nostro condizionamento culturale ci dice che dovremmo fare delle promesse per il nuovo anno. Ovviamente il perenne problema è che la maggior parte di noi non è riuscito a seguire quelle dell’anno precedente. E può persino diventare deprimente pensare a quante volte è successo. Quindi forse per il prossimo anno è meglio non fare nessuna promessa, così non avremo da lamentarci all’inizio di febbraio quando non le avremo mantenute.
Beh, in realtà penso che un’idea migliore sia capire perché non rispettiamo le nostre promesse, perché dubito che perderemo la tendenza a voler cambiare le cose di noi e della nostra vita che non ci vanno. Quindi la domanda importante è: “Come cambiare in modo permanente le nostre azioni?”
Si dice che tutti vogliono vedere un cambiamento negli altri e nel mondo; ma nessuno vuole cambiare se stesso. Come mai? Perché è difficile e scomodo. Sembra più facile mantenere lo status quo, anche se lo status quo è poco piacevole.
Il segreto del cambiamento è comprendere il metodo che Krishna utilizza per cambiare le persone, e poi applicare volontariamente questo metodo a noi stessi. Quindi, come fa? Prima di rispondere a questa domanda, vorrei chiedervi di pensare a una volta in cui avete cambiato qualcosa nella vostra vita. Cosa vi ha spinto a cambiare?
Poi, pensate a qualcosa che vi eravate ripromessi di cambiare e che non avete mai fatto.
E’ questa la risposta al cambiamento.
Cambiamo quando dobbiamo farlo per sopravvivere, per evitare di soffrire troppo, o quando siamo davvero esasperati e stanchi di qualcosa nella nostra vita che non riusciamo più a tollerare. E normalmente non cambiamo, nemmeno quando lo vorremmo, quando le condizioni di cui sopra sono assenti (a meno che, ovviamente, qualcuno non ci costringa a cambiare e ci renda la vita un inferno se non lo facciamo, il che è in realtà una sfumatura dello stesso principio: non cambiamo quando vediamo la luce, cambiamo quando sentiamo troppo calore).
Prima di rivelare il semplice segreto aperto che utilizza Krishna e come possiamo applicarlo personalmente alla nostra vita, dobbiamo prima riconoscere che ci sono molte cose che abbiamo il potere di cambiare: per citarne alcune, la nostra sadhana, le relazioni, la salute, la capacità o il livello di successo.
Ma quando avviene veramente un cambiamento? Cambiamo quando prendiamo questa decisione: “Ne ho abbastanza, devo cambiare”. Se c’è qualcosa che non cambiamo e che potremmo cambiare, allora dobbiamo riconoscere che stiamo decidendo che cambiare è più difficile che lasciare le cose così come sono.
È importante sapere che ci sono molte cose che possiamo cambiare, più di quante saremmo disposti ad ammettere. Quando smettiamo di incolpare gli altri o le situazioni per i nostri difetti, diventa chiaro che non cambiare è una nostra scelta per mantenere lo status quo, il che naturalmente potrebbe volere dire che siamo radicati nella convinzione che io sono fatto così, questo è il modo in cui sono. In ogni caso, non importa chi siamo, possiamo sempre essere la miglior versione di noi stessi.
In effetti nella maggior parte dei casi, non cambiare è più problematico che cambiare. Ma come facciamo a rendercene conto? Riflettete sui risultati negativi che state ottenendo e sulle azioni che li producono. Poi ponetevi questa domanda: se non cambio _____________ (riempite gli spazi vuoti riguardo un comportamento o un risultato di un certo comportamento), e tra dieci anni (quando starete ancora raccogliendo i risultati negativi del non cambiare un certo comportamento, o convinzione, atteggiamento, abitudine, ecc.) come vi sentirete? Il pensare di vivere il resto della vostra vita con una certa particolare disabilità, un sistema di credenze, di paure, mancanza di autostima, inibizioni, mancanza di capacità relazionali, livello basso di salute, di entrate, di successo, di sadhana, di servizio, ecc. non vi farebbe impazzire?
In caso contrario, continuate a meditarci finché non succede! Questa è la chiave per cambiare. Le nostre circostanze attuali (che sono causate dai comportamenti che dovremmo cambiare) ci devono diventare intollerabili. Altrimenti i nostri sforzi per cambiare falliranno. Staremo comunque bene con come stanno le cose.
Il vero nemico è sentirsi OK
Se riuscite a riflettere profondamente su questa domanda e vi sentite a disagio nel rispondere, questo può essere un messaggio potente. Perché finché non diciamo: “Ne ho abbastanza”, probabilmente sceglieremo la sofferenza, e di continuare a non ottenere i risultati e i cambiamenti di cui abbiamo bisogno in cambio del dolore di non cambiare.
Come posso spiegarmi? Ho cambiato delle cose nella mia vita che per me erano estremamente difficili da cambiare, alcune azioni e pensieri che sentivo fossero radicati nella mia natura. Ma vivere con quei risultati anno dopo anno mi ha reso la vita così spiacevole che un giorno ho detto “Basta!”
A volte mi ci sono voluti decenni per arrivare a questo punto.
Ho visto persone ai ritiri di japa dire “Basta” riguardo al japa recitato male. Infatti, se non lo dicono, tendono poi a tornare alle cattive abitudini che avevano prima di venire al ritiro. Possiamo applicare questo principio al nostro servizio, al matrimonio, alle finanze, ecc. Finché siamo a posto con l’OK, non cambieremo, perché non ne avremo bisogno. Quando non ci troveremo più a nostro agio con un japa OK, un matrimonio OK, una sadhana OK, un servizio OK, una situazione finanziaria OK, ecc. cambieremo.
Il punto è questo: le risoluzioni devono essere degli obiettivi connessi al bisogno profondo e radicato di cambiare. Quando il “dovrei” diventa “devo”, allora cambieremo.
Ed è esattamente così che Krishna ci aiuta a diventare coscienti di Lui. Quando nella nostra vita ci ritroviamo in vicoli ciechi e siamo circondati da muri, dobbiamo agire in modo diverso. È il disagio che ci spinge verso modi diversi di pensare, di essere e di agire. E quando agiamo in modo diverso, otteniamo risultati diversi. Non possiamo cambiare sapendo che dobbiamo cambiare, cambiamo quando agiamo in modo diverso. Finché continueremo ad agire come abbiamo sempre fatto, nessuna quantità di conoscenza non messa in pratica cambierà qualcosa nella nostra vite (a parte forse il fatto che possiamo tenere delle belle lezioni su come cambiare!)
Negli Yoga Sutra Patanjali scrive che l’attaccamento nasce dal ricordare il piacere provato in attività passate. Quando ricordiamo quel piacere, desideriamo farle di nuovo. Il distacco funziona allo stesso modo: ricordiamo la sofferenza causata da attività passate e quindi ci stacchiamo da esse. Se il nostro cervello collega il dolore all’attività del passato, così come del presente e del futuro (se lo faccio, soffrirò), ci rinunceremo. Quindi diventa una risposta neurale perché nel nostro sistema nervoso percepiamo il dolore. Non è più un’informazione; è che non si può più agire in quel modo.
Spesso abbiamo sentito dire che non crediamo veramente che la vita materiale e il mondo materiale siano così negativi, perché se ci credessimo saremmo completamente abbandonati. Ma sappiamo che il mondo materiale non può soddisfarci. Ecco perché siamo diventati devoti. Quindi, perché siamo ancora attaccati? È perché la convinzione è solo nella nostra mente, non nel nostro sistema nervoso, non a livello viscerale dove vediamo una certa attività e diciamo: “E’ qualcosa di così brutta che non potrei mai più farla.”
Quindi se volete fare una promessa per il prossimo anno, dovreste pensare a qualcosa di così negativo che non ci sarà altra scelta che non farla. È così che Krishna ci ha portato alla coscienza di Krishna, ed è così che Arjuna è diventato cosciente di Krishna. Utilizzando questo stesso metodo possiamo fare delle promesse che possiamo veramente mantenere.
Mahatma Das (dal sito web Dandavats.com)