A Vrindavana c’è la tradizione delle porte aperte. Basta fare una camminata per le sue strade e qualcuno vi inviterà a mangiare da loro. Finora mi è successo per tre giorni di seguito. Nei tempi passati, i padroni di casa prima di pranzare chiamavano a gran voce le persone affamate che si trovavano nelle loro vicinanze.

È una cultura così bella.

Le persone sante visitavano le case e offrivano con gentilezza delle parole di sagge, le persone condividevano liberamente quello che avevano con i vicini, e i bambini potevano correre liberamente da casa in casa senza alcuna inibizione. Tutto questo è in netto contrasto con la chiusura del nostro mondo moderno. Nessuno entra nella nostra fortezza, sorvegliata in modo eccellente da cani da guardia, e quasi nessuno si avventura di fuori, troppo occupato a guardare la TV o a navigare in rete. Bloccati nei nostri piccoli mondi, privi di autentiche relazioni umane, col passare dei giorni diventiamo sempre più isolati.

Oggi ho riflettuto su come le porte aperte creano dei cuori aperti.

La cultura di una società modella la cultura di un individuo. Dove le persone crescono con l’ethos delle porte aperte, tendono naturalmente a una maggiore apertura del cuore e sono interessate ad ascoltare la voce degli altri, pronte a condividere i loro pensieri e a comportarsi con gli altri con sensibilità ed empatia. Questo scambio a cuore aperto è il cuore stesso della spiritualità. Ma il mondo moderno, con la sua politica a porte chiuse, ha inevitabilmente creato dei cuori chiusi. Le persone stanno diventando un disagio sociale, sono impersonali, sospettose, insensibili e vedono le cose in modo egoista. Quando chiudiamo le nostre porte, il nostro mondo si restringe e quando chiudiamo i nostri cuori anche la nostra visione del mondo si restringe.

In pochi giorni, le persone hanno detto e hanno fatto delle cose per me che non avrei mai pensato di poter fare per nessun altro. È stato commovente, ma allo stesso tempo mi reso umile e mi ha imbarazzato. È stato un altro fortissimo richiamo alla necessità di diventare più aperti.

Che bello se potessi davvero apprezzare gli altri, ricordandomi di quante persone mi incoraggiano con generosità, ogni singolo giorno.

Forse potrei avere più empatia, bilanciare la forza con la sensibilità, e ricordare quegli instancabili maestri che con pazienza mi hanno plasmato e nutrito nonostante la mia testardaggine. Considerando il numero di atti disinteressati di cui ho beneficiato, mi chiedo quando mi libererò della mia mentalità egoista e calcolatrice e abbraccerò la gioia del sacrificio per servire gli altri. Come si trasformerebbero le relazioni se fossi così aperto da lasciare da parte il mio atteggiamento di giudizio, e dare alle persone il beneficio del dubbio. Se potessi lasciar correre e perdonare, invece di etichettare le situazioni e serbare del rancore. Sto aspettando con trepidazione il giorno in cui lascerò scivolare via il cinismo e lo scetticismo, e sarò pieno di autentica positività e di ottimismo. Oh Vrindavana, demolisci la serratura dell’impersonalismo, fai cadere il catenaccio dell’ingiustizia, abbassa il chiavistello dell’insensibilità e riapri le porte del mio cuore per farmi entrare nel mondo della relazioni spirituali libere dall’egoismo.

Sutapa das

(da sutapamonk.wordpress.com)

Open Doors Open Hearts