Le mucche e la terra sono la vera ricchezza dell’essere umano

Il termine “mucca sacra” oggi implica l’avere una cieca fedeltà nei confronti di un’istituzione o di un’idea ormai antiquata, con il risultato che ogni tipo di progresso è bloccato. Il termine “mucca sacra” ha origine in India, dove si dice che la mucca venga letteralmente adorata, mentre migliaia di esseri umani soffrono la fame. In Occidente, la visione popolare dell’India è quella di una nazione sottosviluppata e piena di superstizioni. Sovrappopolata, sovraffollata, poco educata e priva delle comodità moderne, sotto molti aspetti l’India viene vista come una nazione arretrata dalla civiltà occidentale “progressista”.

Se solo l’India lasciasse perdere le sue superstizioni religiose e uccidesse e mangiasse le mucche!

Nel corso di molti decenni l’Occidente “compassionevole” ha tentato di alleviare la sciagurata logica dell’India e di sostituire le sue superstizioni con il pensiero razionale.

Gran parte dell’Occidente religioso si trova d’accordo con i razionalisti, con i quali altrimenti di solito è in disaccordo, sulla questione della “mucca sacra” dell’India. Infatti adorare Dio è una cosa, ma adorare la mucca mentre allo stesso tempo si muore di fame è una prospettiva teologica che secondo loro ha un gran bisogno di essere riveduta. Si dice che l’uomo abbia il dominio sugli animali, ma sembra che gli indiani facciano proprio l’opposto.

Ma l’opinione popolare non è sempre l’opinione più informata; in effetti, questa è generalmente la norma.

I molti tentativi di svezzare l’India dalla sua antiquata cultura pastorale sono falliti. Dopo 200 anni di occupazione straniera da parte degli inglesi, scopriamo che sebbene l’India sia cambiata, la vacca sacra rimane sacra come sempre. In tutti, tranne che in due stati indiani, la macellazione delle mucche è severamente vietata. Se oggi venissero approvate delle leggi per cambiare la legge, ci sarebbero disordini in tutta l’India. Nonostante una considerevole esposizione alle idee occidentali, quando a un famoso capo di stato indiano è stato chiesto cosa ne pensasse della civiltà occidentale, ha risposto:

Penso sia una buona idea. Quando inizieranno?

Uno sguardo imparziale alla probabilmente più antica cultura del mondo, può aiutarci a vedere le cose un pò meglio. E a volte dobbiamo fare un passo indietro per vedere il quadro completo.

Forse l’aspetto più terrificante dell’influenza tecnologica occidentale sull’India si trova nelle città “moderne” del paese come Mumbai, Kalcata, Delhi, che possono essere veramente frustranti per l’occidentale medio. Infatti i tentativi di modernizzazione a volte si sono rivelati essere peggio del male originale.

La vera India è l’India rurale. La vita di villaggio rappresenta la maggior parte della popolazione indiana e illustra al meglio la sua antica cultura. La semplicità dell’India viene spesso scambiata per ignoranza e la sua tranquillità viene scambiata per rilassatezza. La serenità che troviamo nei villaggi indiani è poco valutata o erroneamente etichettata da chi, in nome del progresso, riesce a vedere le cose solo secondo l’ottica che “la miseria ama la compagnia”.

Forse il popolo indiano vive così per una buona ragione: molto di quello che accompagna il “progresso” occidentale, quell’angoscia mentale che fa fare le cose più bizzarre e che rende molte città degli inferni, è relativamente assente nello stile di vita rurale indiano.

È particolarmente difficile per gli occidentali apprezzare l’adorazione della mucca, d’altronde gli hamburger sono nati in America e Mc Donald è la catena di ristorazione più famosa del mondo, ed è per questo che il culto della mucca e la protezione della mucca sono stati attaccati per secoli. La protezione delle mucche è stata definita un “folle ostacolo” rispetto a una gestione agricola sensata.

Un proprietario terriero medio in India coltiva circa un acro di terra. E un acro non è assolutamente sufficiente per garantire l’acquisto di un trattore. Anche se le dimensioni dei terreni fossero aumentate per rendere economicamente conveniente l’acquisto di macchinari, in un clima come quello indiano, dove in un anno ci sono in pratica cinque stagioni incluso il monsone, l’utilizzo dei trattori è poco pratico.

Dopo i monsoni, il terreno è troppo bagnato per la semina e deve essere preparato in modo rapido ed efficiente prima che il caldo intenso che segue porti a termine la brevissima stagione di crescita. Anche la perdita di un solo giorno può influire notevolmente sul rendimento complessivo del raccolto. I buoi sono ideali in questo contesto perché possono arare la terra morbida senza compattare eccessivamente il terreno, come invece farebbero i pesanti macchinari.

L’agricoltura in India si svolge in famiglia e l’intensità del lavoro nei campi coinvolge tutti. Il lavoro aiuta a sostenere l’unità famigliare, che è considerata la ricchezza di una nazione. I cibi di base dell’alimentazione sono i cereali: il grano e il riso, e la maggior parte dell’India è vegetariana. Il toro ara i campi, contribuendo a fornire i cereali, e la mucca fornisce il latte con il quale vengono prodotti molti latticini.

Giorno dopo giorno, anno dopo anno, la mucca e il bue rappresentano il cuore della vita rurale indiana.

Vaisnavalife staff