In ognuno dei suoi dodici canti, lo Srimad-Bhagavatam, il “Frutto maturo e senza macchia di tutte le scritture vediche”, narra di miracoli e di misticismo, di esoterismo e di esperienze extraterrestri. Leggiamo di una mucca, un toro, un elefante, una scimmia e un uccello che parlano di profonda filosofia. Apprendiamo che il creatore dell’universo ha quattro teste e che siede in cima a un fiore di loto; di una meravigliosa dimora aerea e di un bambino di cinque anni che fa sprofondare la terra con la punta di un piede e fa mancare l’aria agli esseri celesti; di persone che danno alla luce decine di migliaia di figli, di altre con mille teste o braccia e di demoni e dei che usano un serpente come corda per frullare un oceano di latte. Ci vengono anche date informazioni dettagliate su questo straordinario universo in cui viviamo. Ad esempio, nel quinto canto dello Srimad-Bhagavatam è detto (Capitolo 16, versi 16-17):

“Sui pendii inferiori della montagna Mandara c’è un albero di mango chiamato Devacuta che è alto 110 yojana. Dalla cima di questo albero cadono manghi grandi come picchi di montagne e dolci come nettare, per il piacere degli abitanti del cielo. Nel cadere da una simile altezza tutti questi frutti solidi si rompono e il loro dolce succo profumato scorre e diventa sempre più fragrante mescolandosi ad altri profumi. Questo succo precipita dalle montagne e diventa il fiume Anuroda che scorre piacevolmente a ovest di Ilavrta.”

Una mente pragmatica, logica e scientifica cosa può pensare di queste informazioni? Dobbiamo vedere l’intero testo di quest’opera come mitologia? O accettare le sue essenziali verità spirituali e lasciar da parte i suoi aspetti fantastici, come fossero un mezzo usato per trasmettere quelle verità? Oppure dovremmo lasciare da parte la nostra incredulità e accettare tutti i racconti del Bhagavatam così come sono?

Nessuna di queste possibilità è nello spirito dello Srimad-Bhagavatam, ovvero lo spirito di assoluta sottomissione e devozione a Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. Questo spirito non vuol dire di lasciare da parte l’incredulità, ma vuol dire lasciar da parte l’orgoglio, perché con l’orgoglio, lo Srimad-Bhagavatam, così come tutti i Veda, rimarranno un grande mistero. In altre parole, i lettori che entrano nello spirito dello Srimad-Bhagavatam non dubitano di alcun aspetto del suo messaggio; piuttosto mettono in discussione la propria qualifica e la propria capacità di ricevere quel messaggio puramente.

Oltre ad essere veramente umili, gli studenti maturi dello Srimad-Bhagavatam sono distaccati da questo mondo materiale e conoscono la loro identità spirituale, lo scopo della loro vita e le limitazioni che il corpo e la mente materiali possono imporre allo spirito. Piuttosto che “ingenui”, questi santi sono esseri umani molto evoluti che hanno delle intuizioni critiche e analitiche senza pari. Srila Prabhupada scrive:

La civiltà animalesca che consiste nel mangiare, nel dormire, nel difendersi e nel cercare il piacere dei sensi ha sviato l’uomo di oggi fino a fargli dimenticare quanto sia potente la sua anima. Come abbiamo già detto, l’anima è una scintilla spirituale molte volte più splendente, più luminosa e più potente del sole, della luna e dell’elettricità. L’uomo spreca la sua vita umana se non comprende di essere in realtà l’anima.

(Caitanya Caritamrita, Adi Lila, 1.5.22, spiegazione)

Ma che dire delle straordinarie descrizioni e delle narrazioni del Bhagavatam? Continuando, Srila Prabhupada spiega: “…Ogni pianeta ha la sua particolare atmosfera, e se uno vuole viaggiare su un particolare pianeta all’interno dell’universo materiale, deve adattare il suo corpo materiale alle condizioni climatiche di quel pianeta. Per esempio, se si vuole andare dall’India all’Europa, dove le condizioni climatiche sono diverse, di conseguenza si deve cambiare il proprio abito. Allo stesso modo, è necessario un completo cambiamento di corpo se si vuole andare sui pianeti trascendentali di Vaikuntha. Ma chi vuole andare sui pianeti materiali superiori può mantenere la sua copertura sottile fatta di mente, intelligenza ed ego, ma deve lasciare il suo abito grossolano (il corpo) composto di terra, acqua, fuoco, ecc.”

I lettori devoti dello Srimad-Bhagavatam non sono “letteralisti” nel senso che si aspettano di assaggiare il succo di mango del fiume Arunoda, almeno non nel loro stato attuale. Presumono che quel luogo esista così come viene descritto, ma si trova in una dimensione che non possono sperimentare direttamente; il testo è esplicito, non figurativo, ma descrive una dimensione a noi sconosciuta.

Quello che possiamo percepire al momento è limitato dalla natura del nostro corpo. Poiché il nostro corpo è fatto di elementi materiali grossolani (terra, acqua, aria e così via) percepiamo direttamente solo gli oggetti percepiti dai sensi materiali grossolani. Ma in altre parti della creazione materiale esistono solo delle energie sottili (mente, intelligenza, ecc.), che per noi sono impercettibili. Su quella dimensione si potrebbero sradicare degli alberi e usarli per fare da ponte su un fiume o si potrebbe scavalcare un oceano solo per divertimento.

Se glielo permettiamo, lo Srimad-Bhagavatam ci trasporterà oltre i limiti della minuscola parte della creazione nella quale viviamo. Ravviverà il nostro senso di meraviglia, di mistero e di scoperta perché la Persona Suprema che viene rivelata nei suoi testi è un ragazzo creativo può disintegrare i nostri pregiudizi. Krishna è adhoksaja, al di là della misurazione dei nostri sensi. È atarka, fuori dalla portata della logica e dell’argomentazione. È avan manasa gocara, al di là della portata della mente materiale, delle parole e dell’immaginazione. È acintya, oltre la nostra valutazione. Con un solo termine, è inconcepibile, ed è inconcepibilmente attraente, divertente e avventuroso (Egli dice vyavasayo ‘smi – “Io sono l’avventura”, Bhagavad-gita 10.36). Può fare qualsiasi cosa e quello che fa è descritto nello Srimad-Bhagavatam. Ad esempio, “Krishna, che è Vishnu stesso, sollevò la collina di Govardhana con una mano e la tenne in alto con la stessa facilità con la quale un bambino solleva un fungo”. (Srimad-Bhagavatam, 25.10.19)

I miracoli di Krishna sono anche tutti intorno a noi, sin dal preciso funzionamento delle cellule, ai movimenti delle galassie. Ma siccome in questa buia era di polemiche e di ipocrisia, la nostra forza, la durata della nostra vita, la memoria, l’intelligenza e l’immaginazione sono impoverite come la terra che abitiamo e il cibo che essa produce, noi consideriamo le descrizioni dello Srimad-Bhagavatam come “mitologia” e chi è devoto e vi crede è un “Ingenuo letteralista.” Di conseguenza questa scrittura senza pari gli rimane inaccessibile.

“Lo Srimad-Bhagavatam è il Purana immacolato. È molto caro ai Vaisnava perché descrive la pura e suprema conoscenza dei paramahamsa. Questo Bhagavatam rivela i mezzi per liberarsi da ogni sofferenza materiale, con metodi della conoscenza trascendentale, della rinuncia e della devozione. Chiunque cerchi seriamente di comprendere lo Srimad-Bhagavatam, che lo ascolti correttamente e lo canti con devozione, e diventerà completamente liberato.” (Srimad-Bhagavatam 12.13.18)

Vishaka dasi

(dal sito web Dandavats.com)