L’Italia è il paese della pasta, del buon pane e della pizza. Il glutine ci fa male? C’è da allarmarsi? Forse no. Ma comunque dopo aver letto questi due articoli cerchiamo di vedere con più attenzione i segnali che ci manda il nostro corpo, forse il glutine non ci è molto amico?
Glutine e depressione
Esiste un’elevata correlazione tra celiachia e depressione per quanto riguarda gli effetti del glutine sull’umore. Uno studio pubblicato nel 1998 dalla rivista Psychiatric Quarterly, ha stabilito che circa un terzo di coloro che soffrono di celiachia soffre anche di depressione.
Un altro studio, pubblicato nell’aprile 2007 dal Journal of Affective Disorders, ha valutato circa 14.000 persone affette da celiachia e ha scoperto che avevano un rischio di depressione maggiore dell’80%. Dei ricercatori svedesi hanno riferito che il rischio di suicidio è moderatamente più alto nelle persone con malattia celiaca.
Glutine e schizofrenia
La prima ricerca su come il glutine influisce sul cervello e potrebbe portare a problemi psichiatrici è avvenuta più di 60 anni fa con gruppi di pazienti schizofrenici. In uno studio pubblicato nel gennaio 1966 sull’American Journal of Clinical Nutrition, i ricercatori hanno calcolato il numero di donne ricoverate in ospedali psichiatrici in Finlandia, Norvegia, Svezia, Canada e Stati Uniti dal 1936 al 1945 e il consumo di grano e segale durante lo stesso periodo, e hanno scoperto una significativa correlazione tra l’aumento dei ricoveri medi annuali per schizofrenia in ogni paese e l’aumento del consumo di frumento e segale. Era vero anche il contrario: con la diminuzione del consumo di glutine di cereali, diminuiva anche il tasso di primo ricovero negli istituti psichiatrici.
Esiste un numero crescente di ricerche che associano il consumo di glutine alla schizofrenia, come lo studio pubblicato nel settembre 2013 sul The World Journal of Biological Psychiatry che ha trovato livelli elevati di anticorpi anti proteina gliadina del glutine nelle persone affette da schizofrenia. I ricercatori hanno confrontato gli anticorpi anti-gliadina di 950 adulti affetti da schizofrenia con quelli di 1.000 persone sane. Le probabilità di avere anticorpi anti-gliadina erano 2,13 volte più alte negli schizofrenici, indicando la possibilità di una reazione avversa alle proteine del grano in questa popolazione.
In uno studio pubblicato nel gennaio 2011 su Schizophrenia Bulletin, i ricercatori hanno scoperto che le persone con schizofrenia hanno anticorpi più alti del previsto legati alla celiachia e alla sensibilità al glutine.
Come il glutine influisce sul cervello
Allora qual è il legame tra glutine e disturbi psichiatrici? In che modo il grano potrebbe danneggiare il cervello?
Nel 1979, la professoressa Christine Zioudrou, e i suoi colleghi del National Institute of Mental Health hanno scoperto che il glutine contiene polipeptidi, o frammenti di proteine, che sono in grado di legarsi ai recettori della morfina nel cervello – gli stessi recettori che legano i polipeptidi nei farmaci oppiacei. Li hanno soprannominati “esorfine”, abbreviazione di ‘composti esogeni simili alla morfina’ per distinguerli dalle endorfine (composti simili alla morfina) che produciamo internamente. Questi siti recettori influiscono sul grado di piacere e ricompensa che proviamo e, a causa dell’effetto di astinenza, alterano la chimica del cervello e possono avere un effetto distinto sull’umore.
Secondo William Davis, autore di Wheat Belly, i ricercatori ipotizzano che le esorfine potrebbero essere i fattori attivi nel grano che causano il peggioramento dei sintomi schizofrenici. In un famoso studio condotto da F. Curtis Dohan ha dichiarato: “Il grano, infatti, è quasi l’unico alimento che ha potenti effetti sul sistema nervoso centrale. Oltre le sostanze inebrianti come l’etanolo (l’alcool del vino), il grano è uno dei pochi alimenti che possono alterare il comportamento, indurre effetti piacevoli e generare una sindrome da astinenza dopo la sua rimozione.”
La connessione intestino-cervello
Nelle persone affette da celiachia, il glutine causa la disbiosi intestinale, una condizione in cui i batteri intestinali sono fuori equilibrio. I batteri intestinali possono certamente avere un impatto sull’umore, così tanto che il nostro intestino a volte viene definito il nostro secondo cervello. In alcune persone, il glutine potrebbe anche erodere il rivestimento intestinale quando determinati alimenti entrano nel nostro flusso sanguigno: il nostro sistema immunitario, rispondendo a un attacco di un corpo estraneo, invia un messaggio di SOS attraverso il sistema nervoso, che può generare sintomi di ansia e depressione.
Fondamentalmente, il glutine innesca l’infiammazione e la risposta a tale infiammazione può influenzare diversi organi e tessuti, ognuno dei quali influisce sull’umore. Una parete intestinale danneggiata significa anche che non stiamo assorbendo correttamente i nutrienti essenziali, specialmente quelli critici per l’umore, come lo zinco, le vitamine del gruppo B e la vitamina D.
Infine, se il nostro intestino non è in salute, significa che non produciamo sufficiente serotonina, poiché l’80-90 % della serotonina viene prodotta nelle nostre cellule nervose intestinali. Il glutine potrebbe anche limitare la produzione di triptofano, un amminoacido precursore della serotonina.
(Tratto da www.everydayhealth.com)
La NCGS (sensibilità al glutine non celiaca) ha effetti sull’asse intestino-cervello
I sintomi della NCGS possono essere limitati a disturbi gastrointestinali, comprendenti diarrea, stipsi e gonfiore addominale; tuttavia, sempre un maggior numero di studi scientifici indicano che, in alcuni individui suscettibili, la NCGS può avere un impatto significativo sul cervello.
Questo è motivo di preoccupazione, dato il numero stimato di persone che possono avere la NCGS non diagnosticata e il numero drammaticamente crescente di persone che presentano disturbi di salute mentale o che soffrono di malattie neuro-degenerative.
Legami fra il glutine e la salute mentale
La NCGS (sensibilità al glutine non celiaca) sembra interessare il cervello alterando l’attività lungo l’asse intestino-cervello, che è il sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso enterico nell’intestino e il sistema nervoso centrale nel cervello e nel midollo spinale.
L’asse intestino-cervello collega la funzione intestinale con i centri emozionali e cognitivi nel cervello.
Informazioni che influiscono sulla salute dell’intestino, quali la dieta e la composizione del microbiota, influiscono pertanto sulla funzione del cervello. La sensibilità al glutine non-celiaca provoca un’infiammazione nell’intestino e, attraverso l’asse intestino-cervello, può causare infiammazione e disfunzioni nel cervello.
La NCGS può scatenare uno stato di neuro-infiammazione
Nella NCGS, l’infiammazione provocata dal glutine a livello intestinale può provocare infiammazione nel cervello, indicata come neuro-infiammazione. La neuro-infiammazione assume un ruolo centrale nello scatenare le malattie a livello cerebrale. Nella NCGS, sono presenti una serie di passaggi del processo che, al termine, culminano in neuro-infiammazione e alterazioni del cervello.
Il consumo di glutine scatena disbiosi e infiammazione dell’intestino e aumenta la permeabilità della barriera intestinale. L’aumento della permeabilità intestinale consente ai lipopolisaccaridi (LPS) prodotti dai batteri intestinali di superare la barriera intestinale e entrare nella circolazione sistemica. Questi lipopolisaccaridi inducono il sistema immunitario a liberare citochine pro-infiammatorie. I lipopolisaccaridi e le citochine proinfiammatorie circolanti determinano un accumulo di tossine a livello sanguigno, che a loro volta suscitano infiammazione sistemica. Quando l’infiammazione sistemica raggiunge il cervello, dà origine a neuro-infiammazione.
La neuro-infiammazione porta a disfunzione cerebrale, alterazioni cognitive e a un aumento di suscettibilità per le malattie neuro-degenerative, e, in primo luogo, demenza e Alzheimer. La neuro-infiammazione è associata con molte disfunzioni che si manifestano a livello cerebrale e in particolare con depressione e ansia, disordini bipolari, schizofrenia, ADHD (sindrome da deficit da attenzione) e a una maggior suscettibilità alle malattie neuro-degenerative. Per questo motivo la NCGS può essere una causa soggiacente di neuro-infiammazione, che determina un’alterazione graduale del normale funzionamento del cervello e determina, nel tempo, manifestazioni di alterata salute mentale e la comparsa di malattie neurologiche.
Sensibilità al glutine, depressione e ansia
La sensibilità al glutine non-celiaca è stata collegata ad ansia e depressione. Nella NCGS, il glutine può portare a sintomi depressivi inducendo anomalie nella produzione di serotonina e provocando cambiamenti nel microbiota dell’intestino. Gli studi circa gli effetti di una dieta priva di glutine su ansia e depressione in pazienti con NCGS sono ancora limitati, ma uno studio longitudinale su pazienti con malattia celiaca ha evidenziato che, in una osservazione della durata di un anno, la dieta priva di glutine ha migliorato significativamente i sintomi di ansia. Inoltre, in una piccola casistica di pazienti con diagnosi di malattia celiaca in età adulta che in precedenza non avevano trovato beneficio da terapie anti-depressive, la dieta priva di glutine è stata in grado di migliorare rapidamente i sintomi depressivi.
Sensibilità al glutine e disturbo bipolare
Il disturbo bipolare, che è un disturbo della salute mentale caratterizzato da periodi di alternanza di euforia e depressione, e da fluttuazioni di energia, è noto per essere resistente ai convenzionali trattamenti farmacologici. La ricerca ha dimostrato che la neuro-infiammazione è un denominatore comune nei pazienti con disturbo bipolare. Un numero sempre maggiore di evidenze confermano che la sensibilità al glutine può rappresentare l’elemento chiave scatenante la neuro-infiammazione in individui affetti da questa disfunzione. Parecchi studi hanno evidenziato che gli individui con disturbo bipolare dimostrano livelli significativamente aumentati di anticorpi IgG anti-gliadina nel loro sangue, ma non altri marcatori della malattia celiaca, suggerendo la presenza di sensibilità al glutine non celiaca.
Sensibilità al glutine e schizofrenia
Nella comunità medica, l’opinione prevalente, per quanto riguarda la schizofrenia, è che si tratti di un disordine cronico e incurabile che può essere gestito solo con un cocktail di farmaci. Tuttavia, prove scientifiche ben evidenti sono state sotto gli occhi di tutti per anni indicando che la sensibilità al glutine può svolgere un ruolo importante nella patogenesi della schizofrenia. Fin dal 1950, i ricercatori stavano studiando il legame tra la sensibilità al glutine e la schizofrenia; diversi studi hanno evidenziato come i pazienti schizofrenici hanno avvertito un miglioramento sintomatologico rilevante con l’inizio di una dieta priva di glutine. Più di recente, una serie di studi ha dimostrato che gli individui con psicosi di recente insorgenza e molteplici episodi di schizofrenia presentano anticorpi IgG e IgA anti-gliadina, suggerendo la presenza di sensibilità al glutine non celiaca. Il meccanismo mediante il quale la sensibilità al glutine induce i sintomi della schizofrenia è attraverso l’induzione d’infiammazione sia nell’intestino, sia nel cervello, attraverso l’asse intestino-cervello.
Sensibilità al glutine e autismo
L’autismo può essere parte dello spettro della sensibilità al glutine. Mentre gli studi non indicano il glutine come l’unica causa dell’autismo, la sensibilità al glutine non celiaca sembra giocare un ruolo nella disfunzione dell’asse intestino– cervello caratteristica dell’autismo. È stato ipotizzato che i peptidi oppioido-simili formati dalla degradazione incompleta del glutine fuoriescano dall’intestino, entrino nella circolazione sistemica e attraversino la barriera emato-encefalica, interessando dannosamente la neuro-trasmissione e causando alterazioni nel comportamento. Nei bambini con autismo sono stati trovati aumenti significativi di livelli di anticorpi IgG anti-gliadina, e una dieta priva di glutine può produrre cambiamenti favorevoli nel comportamento autistico.
(Tratto da www.medicinafunzionale.org)