Le orecchie sono essenziali quando gli occhi non ci possono aiutare. Non possiamo vedere chi è nel mezzo di in una tempesta, o si trova in una miniera di carbone o sotto le rovine di un edificio, ma possiamo sentirlo. Quando dormiamo, e i nostri occhi sono chiusi, un modo per farci sapere che siamo in pericolo è che qualcuno ci urli nelle orecchie un forte “Sveglia!”
Tendiamo ad equiparare la conoscenza con la nostra capacità di vedere. Usiamo i nostri occhi per imparare, leggere, distinguere tra una cosa e l’altra. Ma l’udito contribuisce di più alla nostra conoscenza di quanto faccia la vista. La maggior parte della conoscenza che abbiamo acquisito a scuola certamente viene dai libri, ma ancora di più ascoltando le materie presentate e discusse dai nostri insegnanti e studiate dai nostri compagni di studi. In modo simile, la conoscenza trascendentale si acquisisce grazie all’udito. Per vedere correttamente, apriamo le orecchie.
Le Upanishad, la Gita, il Bhagavata e altri testi sono suoni sacri che esistevano prima di essere stati messi per iscritto. Questi suoni non sono stati creati dall’uomo ma sono presenti da sempre. Questa comprensione è simile alla conclusione di alcuni matematici che dicono che le formule matematiche esistono da sempre e vengono rivelate o scoperte piuttosto che inventate dalla mente umana.
Potremmo non accettare l’idea di rivelazione. Abbiamo sentito degli oratori che citano dei libri per esprimere i loro punti di vista solo per confondere gli altri o utilizzare impropriamente il testo. E dai libri di conoscenza rivelati, abbiamo anche visto delle persone stilare delle regole rigide o affermare che tutto quello che si trova in quel testo è applicabile in ogni momento e in ogni circostanza. Questo tipo di interpretazione della rivelazione è poco attraente, quindi ce ne allontaniamo.
Il suono luminoso che appare dal Supremo ed entra nelle orecchie e nei cuori di chi è connesso con lui grazie all’amore saggio, è attraente e autorevole. Quel suono sorge dal cuore dei devoti, danza sulla loro lingua e trova la sua strada nelle nostre orecchie. Se permettiamo a questo suono di entrare ulteriormente nel nostro cuore, vivremo con il cuore e ci addentreremo nel reame dell’amore saggio.
Potremmo riflettere e porci una domanda su come fare nostra questa intuizione: una persona si aprirà a noi se lo abbiamo sondato, sezionato misurato e gli abbiamo tolto qualcosa per scoprire i suoi segreti? Un modo migliore per sapere qualcosa del nostro amante è guadagnare la sua fiducia. La fiducia apre le porte agli intimi segreti di un amante. La fiducia trova piena espressione nell’amore: un approccio amorevole è il modo in cui l’Infinito, che è pienamente capace di rivelarsi al finito, ci risponde.
Le vere rivelazioni ci guidano oltre gli ostacoli e verso il nostro più alto interesse personale. La vita interiore, anche se impercettibile, è profonda, ricca e ampia, densa di significati e di una conoscenza che non sono disponibili a chi rimane concentrato sul mondo esterno e sul metodo di chiedere e pretendere.
Saggi, mistici e veggenti mostrano come le percezioni interiori possono essere affinate e raffinate fino al punto di poter vedere e parlare direttamente all’Essere Supremo. Quanto più spesso ci dirigiamo nella direzione della nostra dimora interiore con attenzione, tanto più rapidamente possiamo esservi pienamente presenti, e più profonde saranno le nostre intuizioni. Il viaggio interiore è fatto di ripetute e regolari escursioni verso l’interiore. Raffinando la nostra sensibilità spirituale e la nostra comprensione, le nostre facoltà spirituali, la mente, l’intelligenza e tutti i sensi, possono svolgere tutte le funzioni della mente e dei sensi mondani.
Abbiamo esperienza pratica di come i sensi si sviluppano quando ce n’è bisogno. I ciechi per esempio dicono che il loro udito, l’odorato e il tatto diventano molto sensibili. Anche chi pratica la meditazione diventa più consapevole dei suoi stati fisici e psichici, più di quanto non lo fosse stato prima di imparare a controllare la mente. Parlate con dei medici che utilizzano delle terapie per contrastare il dolore e utilizzano esercizi di respirazione e meditazione nella loro pratica e vedrete come i malati affetti da dolore cronico possono attenuare i loro livelli di dolore controllando la mente. Questi sono solo alcuni dei modi con cui possiamo evolvere la nostra percezione sensoriale. Ci sono anche modi più sottili.
La Gita è stata trasmessa con una visione spirituale interiore. Krishna e il suo amico, il guerriero Arjuna, stavano parlando mentre conducevano il loro carro su un campo di battaglia tra due eserciti nemici. Stavano per scatenare una guerra mondiale.
Né Krishna né Arjuna hanno scritto la loro conversazione. E’ stato Sanjaya, un mistico che viveva alla corte di un re, che aveva la capacità di vedere la scena e ascoltare la conversazione nel suo cuore anche se era lontano dal campo di battaglia. Il re che era cieco e che aveva anche dei figli sul campo di battaglia, ascoltò i dettagli quotidiani del combattimento da Sanjaya che aveva la capacità di vedere e sentire quello che stava avvenendo a distanza, proprio come in modo simile, un’antenna se correttamente costruita e ben posizionata, può fornire suoni e immagini allo strumento di visualizzazione.
Senza legami materiali, la capacità di percezione e di espressione del sé supera di gran lunga quella della mente e può sondare il più segreto dei segreti. Nella conversazione tra Krishna e Arjuna, Krishna dice, a dire il vero a tutte le anime:
mayy asakta-manah partha
yogam yunjan mad ashrayah
asamshayam samagram mam
yatha jnasyasi tach chrinu
“Ora ascolta, o figlio di Pritha [Arjuna], come praticando lo yoga in piena coscienza di me, con la mente attaccata a me, puoi conoscermi pienamente, senza alcun dubbio”. (Gita 7.1)
Coloro che vedono spiegano che i suoni della rivelazione formano un ponte tra materia e spirito. Questi suoni si attivano e consentono al cuore e ai sensi spirituali di percepire cose che sono oltre il mondo della materia. In altre parole, noi abbiamo un’innata capacità di percepire tutto quello che si trova nella sfera della coscienza, e i libri rivelati servono per guidarci. I testi della bhakti sono lettere d’amore rivolte al cuore gentile della Persona Divina, che parlano della sua vita e che ci invitano ad andare alla dimora dei nostri cuori.
Per quanto siano toccanti i testi Vedantici sulla Bhakti, molti di loro sono astratti e poiché sono così voluminosi, dar loro un senso richiede l’assistenza di chi li ha assimilati e armonizzati nella sua vita pratica. Gli insegnanti che sono sulla via verso il mondo spirituale ci aiutano a scoprire i significati e le applicazioni del suono rivelato.
Abbiamo davvero bisogno delle Scritture? Abbiamo davvero bisogno di una guida? No, se ascoltassimo il mondo che ci parla da sempre. Ma noi di solito non ascoltiamo, e anche quando lo facciamo, non ascoltiamo da ricercatori. Non siamo sempre sicuri di cosa stiamo ascoltando. Non conosciamo sempre il contesto sufficientemente per capire cosa ci viene rivelato. Di proposito o senza volerlo sfruttiamo gli altri e poi ignoriamo tutti i gridi di dolore di chi abbiamo fatto soffrire. E noi pensiamo ‘dopo tutto, io sono buono di natura. Cosa si può fare?’
Stare in compagnia di chi ascolta, le cui orecchie, occhi e cuore frequentano l’Assoluto, apre anche a noi la possibilità di ascoltare e vedere la rivelazione. Un santo che ascolta il canto del Supremo nel suo cuore può aiutarci a sentire. Un veggente può aiutarci a vedere.
Il brano che avete letto è tratto dal libro di Pranada devi dasi “Wise Love” (L’amore saggio”), Capitolo 17.